Violenza e abbracci: le due facce della partita

Per Napoli e i suoi tifosi questa dovrebbe essere una giornata di festa, da vivere orgogliosi della propria fede e dei ragazzi che non hanno smesso per un secondo di crederci. Ma qui c’è poco da esser contenti. Il calcio è per antonomasia lo sport più bello del mondo, dell’unione e della sana competività. Oggi probabilmente il verbo più adatto per descrivere ciò è l’imperfetto. Come imperfetto anzi disastroso è il tifo italiano.

Una partita trasformata in una guerriglia. Sembrava di vivere una situazione simile a quella dell’Ucraina, solo che lì c’è la guerra.

I molteplici avvenimenti di ieri dovrebbero scuotere fortemente le coscienze e le menti di tutti quelli che le sorti del nostro Paese ce l’hanno in  mano. Non si tratta più di una questione meramente balistica, adesso abbiamo a che fare con la violenza, rabbia repressa, odio condito dai migliaia di fischi rivolti all’inno di Mameli che dovrebbe rappresentarci e unirci, non allontanarci.

All’improvviso, tutti si sono accorti che ormai questo è uno sport malato, dove a comandare sono i camorristi e i gruppi organizzati. La domanda da porsi è “chi permette a tali personaggi di essere presenti all’interno dello stadio?”. E così ti disinnamori un po’ della bellezza di questo mondo ma soprattutto di chi lavora all’interno di esso. Tutto è permesso invece a chi è un delinquente, la questione delle carceri piene da troppo fastidio così si permette a chi dovrebbe stare dietro le sbarre di essere libero di far del male e partecipare ad eventi così importanti e rendersi anche protagonisti, ovviamente in negativo.

All’Olimpico erano presenti le più grandi cariche istituzionali del nostro Paese che non hanno, purtroppo, mosso un dito per mettere ordine. Quarantacinque minuti di ritardo e mille dichiarazioni sull’accaduto del pomeriggio riguardante il povero ragazzo della provincia di Napoli sparato da un ultrà romanista con già diversi precedenti penali alle spalle, tra cui quello di aver deciso di non giocare il derby capitolino nel 2004 dopo aver messo in mezzo una voce infondata. Insomma a voler far capire “qui comandiamo noi”.

Passano gli anni ma la storia non cambia, peggiora. Fa rabbia vedere chi di dovere mettersi da parte e non cercare di mettere un punto a questa situazione. Il calcio è ormai infetto da un male insanabile.

Per fortuna, però, anche nel buio uno squarcio di luce può fare minimamente la differenza. Inconsapevolemente qualcuno ha regalato un sorriso agli spettatori televisivi del match. Le telecamere Rai, infatti, hanno immortalato due giovani tifosi, uno di fede fiorentina, l’altro napoletana, abbracciarsi e vivere ingenuamente ma soprattutto sportivamente una serata che avrebbe dovuto donare gioia e una giusta competizione sportiva. Bisogna ricominciare da loro, dall’abbraccio che ha significato più di mille parole.

Fratelli d’Italia, recita il primo verso del nostro inno, è ora di sentirci tali perché un Paese così bello non può essere macchiato da vergognosi avvenimenti. Siamo tutti uguali e l’immagine dei due piccoli tifosi deve essere di esempio per chiunque.

Ancora una volta i bambini insegnano. Riflettiamo.

LUDOVICA DONNARUMMA

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