Fiorentina – Napoli, diario di una partita da infiltrato

L’immagine che mi resterà più impressa di questo Fiorentina – Napoli è quel tenero quadretto familiare di un padre che cerca di spiegare al figlio il perchè di una sconfitta. Si, lo ammetto, ieri ero all’Olimpico ed ho vissuto la finale di Coppa Italia da infiltrato speciale nella Tribuna Monte Mario, nel settore riservato ai Viola. E’ questa la scena che mi ha colpito di più perchè rappresenta la tenerezza e la bellezza di questo gioco della sfera rotonda. Mentre ero in macchina, nel traffico del Grande Raccordo Anulare, mi sono chiesto se mai quel bambino si sia domandato il perchè del ritardo della partita. Ecco, facciamo caso che il piccolo abbia chiesto al padre cosa stesse succedendo nella curva del Napoli. Cosa avrebbe dovuto raccontare il genitore al figlio? Doveva dir lui che gli ultras stanno decidendo se giocare o meno? Probabilmente spiegargli la sconfitta della Fiorentina è stato più facile, infondo basta dire che Montella ha sbagliato formazione…

Ieri per me, e parlo egoisticamente, è stata la giornata perfetta. Sono un ragazzo di 20 anni che sogna il mondo del giornalismo. Ero all’Olimpico, ho intervistato “il bello” della tifoseria napoletana, ho visto la partita a pochi metri dal campo ed ho fatto domande a Benitez, De Laurentiis e Montella. Il massimo? No, perchè dentro di me c’è quel retrogusto di amarezza, derivante dal fatto di aver assistito questa volta si, da vicino, ad un nuovo sfregio, della mia nazione. Sinceramente, provo molta desolazione verso chi dice “questa sera ha perso il calcio”. Il calcio perse quando l’Olanda si fece portar via il Mondiale del 1974, ieri ha perso il “sistema paese”. Per me il 3 Maggio sarà un tatuaggio indissolubile sulla pelle perchè troppe cose sono successe. Oltre gli inconvenienti del caso che mi sono pesati personalmente (mancanza di Wifi all’Olimpico e chiusura di 3 aree di servizio su 5 in Autosole, quando necessitavo di un Wc), mi porterò dentro gli ossimori di una partita nata morta. Ancora ora non riesco a spiegarmi perchè un tifoso della Roma attacchi, senza essere parte in causa, un povero ragazzo napoletano; ancora ora mi chiedo perchè per una partita di calcio si può anche morire; ancora ora mi chiedo perchè la tifoseria azzurra dopo aver “rinunciato” a tifare per ovvie e giuste ragioni, ha felicemente urlato al secondo gol ed ha sempre più felicemente invaso il campo dopo la vittoria; ancora ora non riesco a spiegarmi perchè nella finale di Coppa ITALIA, viene sonoramente fischiato a curve unite l’Inno di Mameli; ancora ora mi chiedo come possa essere accolto in un luogo pubblico un delinquente con la maglia “Speziale Libero” ed ho i brividi per quello che ha provato la Signora Raciti. Ecco, questa partita per me è stata una occasione di chiedermi tante cose, prima tra tutte se sia necessario continuare a vivere in questo luogo…

Sugli spalti dell’Olimpico sedeva un signore, che ha qualche responsabilità in questa terra di nessuno. Il signor Matteo Renzi ed altri suoi “onorevoli” colleghi, hanno assistito alla lotta di leoni – o gladiatori che dir si voglia – come dei qualsiasi Ottaviano Augusto. Mancava soltanto il “pollice verso”. In questa fiera del populismo che è questo mio racconto da infiltrato, voglio chiudere con altre parole populiste: “E’ uno schifo“…Ma non sono io a raccontare queste cose, è Giovanni Esposito, padre di Ciro Esposito, un padre che avrà più difficoltà a raccontare al figlio i motivi di una sconfitta…

Gennaro Sgambati

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