Corsi e ricorsi storici, la coppa Italia dell’87, altro traguardo figlio di una supremazia

La grande abbuffata è servita, il Napoli ingrana la quinta è comincia a vincere qualcosa d’importante, quello che conta, scudetti e coppe. Era l’anno di grazia 1987, oramai entrato di diritto nelle date importanti dei tifosi azzurri, che non dimenticano le gioie, così come i dolori. Il Napoli appena scudettato si apprestava a vincere la sua terza coppa Italia, quella forse più meritata, arrivata grazie ad una marcia da record, con un girone iniziale vinto con 10 punti su 10 (eliminati Lazio, Vicenza, Cesena, Spal e Taranto). Nei turni successivi, furono eliminate in ordine Brescia, Bologna e Cagliari, prima di affrontare l’Atalanta di Prandelli, Stromberg e Gentile in finale.

All’epoca era ancora valida la formula delle due gare, andata e ritorno, e la prima al San Paolo non sembrò spaventare il pericoloso senso di appagamento degli azzurri, tant’è che al ’67 una bordata impressionante di Renica per poco non buca la porta difesa dall’estremo difensore Piotti; 1-0. Sciolte le briglie, i cavalli di razza partenopea avanzano imperterriti, è la volta di Ciro Muro con un morbido tocco di sinistro, servito da Diego al ’71 a mettere il sigillo al risultato. Quando arriva il 3-0 di Bagni su colpo di testa da calcio d’angolo, la partita di ritorno sembrò essere una formalità.

Fu infatti una partita senza storie quella di Bergamo, dove gli azzurri si imposero per 0-1 grazie ad una magia di Maradona su punizione, questa volta nelle vesti di assist-man con un pregevole tocco smarcante per il liberissimo Giordano che di destro infila l’angolo alla destra di Piotti. E’ il gol che taglia definitivamente le gambe ad un’Atalanta già priva di velleità, potendo pensare già alla prossima partecipazione alla Coppa delle Coppe, visto che il Napoli aveva già in cascina la partecipazione alla Coppa dei Campioni. Seconda festa nel giro di pochi giorni, non sembra mai abbastanza quando si tratta di gioire per una vittoria degli azzurri, affamati e prodigiosi, nei migliori anni della storia del club.

untitledOvviamente il “double” fu accolto come l’inizio di un’epoca d’oro per gli azzurri, la “Golden Age” napoletana si apprestava a mettere radici anche in Europa, dopo che in Italia tutto ciò che c’era da conquistare era stato fatto, e non attraverso stenti e botte di fortuna, ma grazie ad una supremazie che ha addirittura scritto il nome degli azzurri nelle pagine dei record. Infatti l’impresa di vincere entrambi le manifestazioni fino ad allora era riuscita solo al Torino ed alla Juventus, nel 2010 anche dall’Inter. Inoltre, i primi tre cannonieri della competizione furono tutti e tre giocatori del Napoli, ossia Giordano, Maradona e Carnevale.

Insomma i padroni della sfera calcistica di fine anni ottanta avevano tutta l’aria di conquistarsi un posto d‘elitè negli almanacchi del calcio mondiale, peccato che sia durata solo qualche anno, ma in fondo le vittorie brevi sono più intense di altre che arrivano con più frequenza, si gusta di più l’attimo fuggente dell’affermazione, l’aver vinto al cospetto dell’avversario ha un sapore più dolce, quasi sconosciuto, di certo ampiamente più sentito di chi è abituato a gioire quasi ogni stagione.

Tra qualche giorno l’appuntamento con un altro “evento raro” per il Napoli, la disputa di una finale, questa volta a due anni di distanza dall’affermazione contro la Juve proprio in finale di coppa Italia, sono passati meno anni del solito è vero, ma la fame di vincere ancora non è ancora assopita, è molto probabile che Napoli è, anche in questo caso, l’eccezione che invalida la regola…

Ecco il video della gara di ritorno che diede la coppa Italia agli azzurri in finale contro l’Atalanta:

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