Insigne-Mertens, l’eterna staffetta azzurra

Uno entra, l’altro esce. Ecco la staffetta più collaudata in casa-Napoli: Mertens per Insigne o viceversa. Ormai per Benitez è diventato il cambio più naturale ed abusato ma anche quello più efficace. Già dieci volte è accaduto tra campionato (sei), Champions League (due), Europa League (una), Coppa Italia (una). Uno parte titolare, l’altro si tiene pronto per subentrare. Due attaccanti che farebbero gola a chiunque. Piccoli, sguscianti, imprevedibili. Due esterni capaci di «spaccare» le partite più complicate. Eppure hanno caratteristiche tecniche differenti: Insigne, capace di creare superiorità numerica, disorientare le difese avversarie con i suoi dribbling ubriacanti e provare quel tiro a giro alla Del Piero; Mertens, invece, specializzato nell’attaccare lo spazio con scatti improvvisi, fornire invitanti palloni al centro o anche andare alla battuta a rete. Forse sta proprio in questa diversità di caratteristiche tecniche, il segreto della staffetta. Benitez, a seconda dell’avversario, può decidere chi dei due dovrà iniziare per poi inserire l’altro a gara in corso. Chi dei due potrà risultare più decisivo per raggiungere l’obiettivo finale. Si chiama fattore-sorpresa. E spesso la mossa si è rivelata davvero azzeccata; ha prodotto gli effetti sperati; ha creato problemi all’avversario, in quanto sia l’uno che l’altro, entrambi nazionali, giovani e motivati, sono in grado di regalare giocate importanti, diverse, letali.

Benitez ama l’intercambiabilità nei ruoli, specie se per interpretare lo stesso ruolo esistono in organico due calciatori con caratteristiche diverse e con numeri particolari. Gli esterni del Napoli, Callejon compreso, possono agire a destra, come a sinistra, ripiegare ed offendere. Oggi la duttilità tecnico-tattica è una delle prime qualità che si va a ricercare in un elemento. Insigne e Mertens, più il secondo che il primo, sanno interpretare le due fasi con altrettanta disinvoltura. E quando uno dei due ha bisogno di tirare il fiato, ecco pronto l’altro ad entrare in campo. Lo spirito di emulazione contribuisce poi a tenere entrambi sulla corda ed a far sì che per la stessa maglia da titolare si crei la dovuta concorrenza. E per qualsiasi allenatore, questo rappresenta il massimo che possa attendersi: motivazione continua.

Fonte: Corriere dello Sport

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