L’importanza tecnica e caratteriale di Pepe Reina, in una stagione senza veri leader

In un’intervista esclusiva per SpazioNapoli realizzata ad inizio stagione , un notissimo giornalista italiano, mi ha ripetutamente detto: “Il problema del Napoli è la mancanza di leader. La Roma ha Totti e De Rossi, la Juventus ha Conte, Buffon ed i suoi campioni. Il Napoli al momento, è sprovvisto di un giocatore con la stoffa del trascinatore”. Impossibile, pensai. A lungo andare invece, è proprio questo il problema principale degli azzurri, che hanno difficoltà ad essere continui e cinici contro ogni tipo di avversaria e che in forza alla propria rosa hanno tantissimi ottimi giocatori, qualche campione e, rullo di tamburi, un solo leader. Se i vari Higuain, Albiol, Callejon, Mertens ed Hamsik sono dei bravissimi giocatori che fanno la differenza nei propri reparti accendendo le tifoserie, mancano comunque di quel piglio che sa imporsi con i compagni, di quel carisma innato che scuote quando c’è da rimontare uno svantaggio o di suonare la carica per il campionato. Eppure nello spogliatoio partenopeo, un leader c’è.

Eh si, uno solo ma di qualità, di quelli di cui ti innamori a prima vista e che fai fatica e dimenticare e poi, nella peggiore delle ipotesi, a lasciare già andare. Parliamo di Pepe Reina, simbolo in due guantoni ed una maglia spesso arancione di tutto il carattere, la grinta, il cuore e la testa di una squadra che riassume in lui tutte le sue migliori qualità. Nessuno ci avrebbe mai scommesso: in fondo Josè Manuel è in prestito secco sotto l’ombra del Vesuvio dal Liverpool, avrebbe fatto fatica a sentire davvero propria la casacca azzurra soltanto per dieci mesi, quando poi sa di dover andare via. Eppure Pepe quella maglia l’ha amata sin dal primo giorno, facendola poco a poco sempre più sua, imprimendola sulla pelle e nel cuore, come chi nel Vesuvio e nel mare di Partenope rivede la bella spagna ed il calore di Madrid, la sua città natìa.

Per gli estimatori del calcio internazionale, l’estremo difensore partenopeo non è di certo una scoperta ma è diventato un fuoriclasse nell’ammirare i suoi splendidi rilanci di piede, un mito quando ha negato la gioia del rigore a Balotelli a ‘San Siro’ interrompendo la sua lunghissima striscia di penalty consecutivi realizzati e quasi un eroe quando ha iniziato ad esultare con i tifosi e più dei tifosi ad ogni gol azzurro, girandosi persino di spalle quando era il Napoli a presentarsi dagli undici metri. Vederlo all’azione è una meraviglia, ancor più scoprirne un carattere amabile e gioioso, amico di tutti, obiettivo ed umile, con tanta voglia di crescere ancora ed aiutare i compagni ad esprimersi al meglio.

Un campione dentro e fuori dal campo, capace di metterci la faccia nelle vittorie così come nelle sconfitte, di assumersi le proprie responsabilità dopo una rete, come di stringere i denti quando Rafael si infortunò e la porta azzurra era sguarnita, con lo spagnolo che rientrava ugualmente da un infortunio e non al top. La ciliegina sulla torta però, restano le sue dichiarazioni e gli attestati d’amore alla città ed alla gente, la stessa che lo ha eretto e vero e proprio idolo senza troppe riserve: “A fine stagione dovrò tornare al Liverpool ma il mio sogno è restare in azzurro, qui sto troppo bene”. Anche in questo caso, è la verità a farlo parlare e solo tra qualche mese sapremo se De Laurentiis sarà riuscito nell’impresa di trattenerlo. Per ora, il patron gli ha promesso con merito un ingaggio stellare ed un premio (ormai sfumato..) per l’eventuale aggancio al secondo posto.

Adesso fino a fine giugno il Napoli può godere ancora di un ottimo portiere e di un vero e proprio leader, che in questa stagione ha fatto davvero la differenza a trecentosessanta gradi in quando a temperamento, stile, carattere, qualità e tattica, consci però che per diventare davvero grandi, non solo serve riconfermare Reina ma trovare quanto prima dei degni fuoriclasse, meritevoli dello stesso ruolo di leader.

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