“La banda del buco” tra difesa e centrocampo, remake di un film già visto

Le cattive abitudini sono dure a morire, è difficile ricondurre una sconfitta pesante come quella di Parma ad un singolo episodio, ma la storia insegna che sono proprio gli episodi a decidere certi incontri, quelli da portare a casa anche quando non si è brillanti come si vorrebbe. La battuta d’arresto del Tardini porta ben incisa la firma di Marco Parolo, che con una staffilata di destro, suo marchio di fabbrica, fulmina Reina e regala i tre punti agli uomini di Donadoni. Ineccepibile il gesto tecnico dell’ex centrocampista del Cesena, se non fosse che l’azione che regala al Parma ghiotte speranze di Europa League nasce dal solito clichè troppe volte riproposto dalla squadra di Benitez in fase difensiva.

Le voragini create da inspiegabili disattenzioni nella metà campo azzurra sono state senza timore di smentita il più grande cruccio della stagione degli azzurri, gli spazi ampissimi che hanno permesso a Cassani di imbeccare il numero 16 dei crociati hanno ricordato troppo da vicino la galoppata solitaria di Cassano nella sfida d’andata, il guizzo di Bruno Fernandes nel pareggio tra Napoli e Udinese al San Paolo e il goal di Ghilas che spense le speranze di qualificazione ai quarti nella doppia sfida con il Porto. Giusto per citare alcune partite cruciali nel corso della stagione e che hanno tracciato la rotta di un’annata che poteva raccontare un finale ben diverso. Troppe volte il Napoli ha dimostrato lacune strutturali in quella nevralgica zona del campo, dimostrandosi troppo fragile per poter competere ad obiettivi più ambiziosi di quelli attualmente alla portata dei partenopei. Il quadro sarebbe sconfortante se gli azzurri non avessero dimostrato in molte altre partite di poter avere ben altra solidità, dimostrandosi a più riprese una squadra corta, compatta, capace di imporre la propria intensità anche in fase di non possesso. A dimostrazione che l’organico va indubbiamente rinforzato con pedine di livello che possano elevare il tasso tecnico della squadra, sia in difesa che a centrocampo, ma che lo step decisivo per diventare veramente grandi debba passare anche da una maggiore continuità da un punto di vista dell’intensità, della concentrazione, da una cattiveria agonistica costante. Qualità che è compito del tecnico inculcare al gruppo in ogni partita, e non solo nelle sfide di cartello, per far sì che la “banda del buco” resti solo un vecchio film, e non un incubo per i tifosi napoletani.

Edoardo Brancaccio

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