Lettera romantica dedicata a Minter, un inglese napoletano che non si può dimenticare

Dagli archivi storici della società azzurra, che qualcuno chiamerebbe affettuosamente “il cascione”, ed un buon napoletano sa bene a cosa ci si riferisce, è piacevole e interessante tirare fuori sempre imagesCA2MM0KHleggende che vengono poi surrogate da testimonianze per diventare, quindi, semplici ma affascinanti verità. Il 5 marzo del 1931 l’allora presidente azzurro On.Govanni Maresca di Serracapriola, sentì la necessità di dover esternare una volontà che in cuor suo faceva capolino oramai da troppi anni, e pensò bene di racchiudere in una lettera al diretto interessato i concetti che per anni erano rimasti senza voce ma che finalmente quella lettera  certificò pienamente al punto da rendere giustizia ad un personaggio divenuto leggenda. Parliamo di Leslie Walter Minter, (nell’immagine illustrativa in alto a destra) uno straniero come tanti sotto l’aspetto calcistico, ma unico nel suo genere per ciò che riguarda le presenze, è infatti il solo ad aver indossato le maglie dell’Internazionale Napoli dal 1913 al ’22, dell’Internaples dal 1922 al ’26 (con una breve sosta nel ’25) e del neonato Napoli nel 1926-27, una sorta di pioniere del calcio a Napoli, un’icona quanto mai azzeccata, vista la provenienza dalla terra di Albione dove il football nacque qualche decennio prima, e Minter non fu altro che la testimonianza vivente che quel gioco sarebbe entrato di diritto nella vita sociale e sportiva di una città che vivrà di pane e pallone.

littoriale193470 presenze che testimoniano un passaggio storico fondamentale del calcio non solo a Napoli, ma nella nazione intera, che ritenne opportuno fregiare della nazionalità sportiva un esempio di continuità e di passione verso la nostra penisola che andava al di là della semplice affezione verso un popolo, e quando la rivista “Il Littorale” (di fianco una foto del famoso giornale) lo definì “il piccolo londinese che per la sua serietà e per il suo attaccamento ad una società sportiva meridionale è stato insignito della cittadinanza sportiva italiana“, fu chiaro a tutti il blasone e la stima che la federazione aveva nei confronti di un personaggio che è finito nel dimenticatoio ma che è il simbolo di un’epoca che ha reso alla città di Napoli una identità sportiva. Definito il personaggio, non ci resta che riportare in auge la lettera del presidente azzurro sopracitato, tra l’altro compagno di squadra di Minter nell’Internazionale Napoli nel 1913, nel documento si potrà notare in maniera evidente il senso rispettoso e la lauta stima che un uomo di calcio di allora aveva covato per anni e che una lettera che comunicasse l’ammissione a socio onorario del club di uno dei testimoni di un passaggio storico che ha delineato gli scenari sportivi di un secolo fosse un gesto spontaneo ma dovuto verso chi aveva dato lustro all’immagine calcistica sul panorama sportivo nazionale di una città importante come lo stava per diventare Napoli.

Eccola, commovente ma allo stesso tempo vigorosa, con stile sobrio e mai confidenziale, una lettera d’altri tempi (a lato una copia originale dello storico documento) che testimonia il cammino di un inglese battezzato napoletano: ” Carissimo Minter, mentre appongo la firma alla tessera di Socio Onorario che nessuno più di Lei, Minter, merita, un senso di commozione mi invade e , presidente oggi di questo Napoli che vede sul suo campo esplodere in manifestazioni di entusiasmo e di ira la passione di ventimila spettatori, ripenso con nostalgico rimpianto ad anni lontani, quando LetteraMintereravamo noi gli attori delle belle contese sportive,Poco il pubblico allora e scarsissimi i mezzi, ma a tutto suppliva la nostra fede indomita, l’attaccamento alla casacca azzurra, di cui Lei fu tra i più tenaci difensori. E ricordo le gesta del piccolo prodigio londinese: così la chiamavano i giornali, rammenta?, che all’apice della Sua vita di calciatore ebbe la più bella soddisfazione, la più ambita che uno sportivo potesse sognare, quando la Federazione Italiana del Calcio, riconoscendogli dopo dieci anni di gioco nella nostra squadra, la cittadinanza sportiva italiana, lo chiamava a difendere a Roma i colori d’Italia contro la rappresentativa di Francia. All’atleta che conobbe tanti trionfi e tanta gloria, piccola ricompensa è la tessera che io offro, ma il ricordo della vecchia, modesta Internazionale che è diventata oggi il possente Napoli, glie la renderà certo gradita. Riceva i più cordiali, affettuosi saluti dall’antico compagno di squadra,

Giovanni Maresca di Serracapriola.

 

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