Parma-Napoli, dagli scontri salvezza del passato ai tanti intrecci di mercato

Due società legate a filo doppio, ecco cosa sono state Napoli e Parma nel corso degli anni. Un connubio solidissimo, scalfito solo da quel terribile sospetto del 10 giugno 2001: il Parma perde in casa con il Verona alla penultima giornata di campionato mentre il Napoli di Ferlaino e Corbelli retrocede in B per un solo punto di distacco dagli scaligeri. Da allora qualcosa è cambiato nei rapporti tra le tifoserie, non tra i nuovi dirigenti, De Laurentiis e Ghirardi, che hanno continuato a scambiarsi calciatori. Non ultimi, Santacroce, Dzemaili, Gargano.

PRIMI COLPI. Anche se si ricordano ancora affari che risalgono molto indietro nel tempo (quello di Zurlini, ad esempio), i primi veri colpi di mercato vanno a segno alla fine degli anni Ottanta, inizio anni Novanta. Ferlaino, alle prese con le difficoltà dei dopo-scudetti e del dopo Maradona, trova a Parma, un amico e collega compiacente (Tanzi). E fu così che in un attimo, Massimo Crippa e Gianfranco Zola, si ritrovano con un’altra maglia addosso e un bel pacco di miliardi nelle casse partenopee. Dall’Emilia, invece, fanno il percorso inverso, il difensore Gambaro, con la sua bizzarra cresta; il libero Bia, originario di Langhirano, già allora giovanotto risoluto e serio; il centrocampista Caruso con la sua faccia da bambino e Fabio Pecchia con l’aria già da “avvocatino”, come usava chiamarlo affettuosamente Vujadin Boskov. Pecchia, proprio lui, il braccio destro di Benitez sulla panchina azzurra. Storie di altri tempi, di un altro calcio, dove l’amicizia prevaleva sul business ed i procuratori non contavano come oggi. Bastava un telefonata tra i presidenti dei due club e tutto veniva sistemato. Il Napoli in quegli anni ha dovuto far ricorso in più di un’occasione alla benevolenza del Parma per mettersi a posto con i controlli della Covisoc.

I CANNAVARO. Con le cessioni di Crippa e Zola, il Napoli sistema così i propri conti. Ma non finisce qui. Qualche anno dopo, infatti, da Parma si sposta Matrecano, difensore ruvido ed essenziale. Ma è con la cessione di Fabio Cannavaro ai Ducali che il Napoli realizza l’affare più importante: dieci miliardi in contanti più la cessione di Pizzi ed Ayala. A nulla valsero i sit-in dei tifosi e le proteste di chi mal sopportava che dovessero partire i pezzi pregiati. I tempi erano quelli che erano e gli emiliani, con la Parmalat alle spalle, navigavano sicuramente meglio sotto il profilo economico. A Napoli, nel 1998, si trasferisce anche Mora, buon mancino fluidificante. Dodici mesi dopo, invece, tocca a un altro Cannavaro, Paolo (complice l’imbeccata di Enrico Fedele ed il desiderio dello stesso di venire incontro a Ferlaino), scendere dal bus che stava per partire per il ritiro di Predazzo e mettersi in auto per raggiungere Parma, nonché suo fratello Fabio. Con Cannavaro junior c’è pure De Lucia, allora giovanissimo portiere. A Napoli, invece, arrivano Stellone e Matuzalem, il brasiliano innamorato del pallone e della mozzarella di bufala. Poi, nel 2000, con il trasferimento in maglia azzurra di Husain detto “El picapietra”, lo spaccapietra, s’interrompe la grande stagione degli scambi. Che però riprende nel 2006, quando Paolo Cannavaro torna a costo zero.

AFFARI RECENTI. Anche tra De Laurentiis e Ghirardi non sono mancati gli affari. Tra i due si è stabilito un rapporto di reciproca stima come testimoniano gli ultimi trasferimenti: l’ingaggio di Blerim Dzemaili (che era a metà con il Toro), in cambio di denaro nonché l’approdo di Santacroce e Blasi in maglia gialloblù. E’ solo l’ultimo capitolo della lunga storia d’affari e d’amicizia tra i due club. Storia quasi sempre di buoni e anche grandi affari. Tranne uno, Raynald Pedros. Ed il prossimo potrebbe essere Paletta, il difensore centrale nel mirino del Napoli che Benitez ben conosce per i trascorsi dell’italo argentino al Liverpool.

FONTE Corriere dello Sport

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