Questione stadio, De Laurentiis stanco del tira e molla con il Comune e studia le alternative

Salta l’incontro tra il sindaco Luigi de Magistris e il patron del Calcio Napoli Aurelio De Laurentiis, l’ennesimo duello dialettico a distanza produce il risentimento del primo cittadino che non si aspettava, a poche ore dal vertice, di essere messo di fronte al j’accuse del presidente; di qui la decisione di non presentarsi. Ma cosa ha detto il patron? «Con questa storia dello stadio San Paolo mi sono stancato. Se il Comune non trova una soluzione, porto la società in Inghilterra e qui lascio la Primavera: voi farete la serie C» le parole del produttore cinematografico, su di giri e particolarmente effervescente dopo la vittoria con la Juve. Il presidente ha bastonato tutti, dalla Figc all’allenatore dei bianconeri per finire al Comune: «Io sono sempre disponibile – dice ancora a proposito di Palazzo San Giacomo – a parlare con tutti, a capire, a ragionare. Ma quando poi mi accorgo che dall’altra parte ci sono dei muti e dei sordi, allora non ho altra scelta: me ne vado. Siamo all’ultima tappa. Vedremo al Comune quanto sta a cuore la città».

Così, all’hotel Vesuvio, dove era in programma il faccia a faccia, ci è andato solo il fidato capo di gabinetto del sindaco Attilio Auricchio, che si è confrontato per quasi due ore con De Laurentiis, l’uomo dei contratti della Filmauro, nonché consigliere delegato del Calcio Napoli Andrea Chiavelli e il dirigente Alessandro Formisano. Di «carte» non ne è stata firmata nemmeno una: né la transazione, ovvero quello che la società deve al Comune per i fitti dello stadio dal 2006 a oggi (oltre 5 milioni), né la convenzione per la concessione della struttura di Fuorigrotta in scadenza il 30 giugno. Il sindaco ci è rimasto male, non si aspettava l’attacco, il Comune da oltre un mese e mezzo ha spedito la proposta di accordo al patron senza ricevere una risposta o una controproposta, ieri le aspettative erano quelle appunto di chiudere.

E che le cose stavano prendendo una piega nella direzione opposta lo si è capito quando è arrivata la replica di de Magistris. «Mi sono stancato di commentare parole, voglio fatti e chiudere la questione. Il presidente – dice il sindaco – deve darci i soldi che lui dice di volerci dare e che ci spettano, la nostra proposta ce l’ha: transazione e poi proroga della convenzione di due anni con dentro l’impegno della società a finanziare la ristrutturazione e la riqualificazione dello stadio. Non voglio polemiche ma fatti, ho la penna in mano per firmare. Inutile che ogni volta si dice ”vado a giocare fuori” sono parole al vento che non ci interessano». Tuttavia, il dialogo, fra liti e incomprensioni che durano da tre anni, resta aperto vista la presenza di Auricchio e la durata dell’incontro di ieri. «Il presidente – racconta il capo di gabinetto – è disposto a riconoscere i canoni dal 2006 a oggi. La nostra proposta è un accordo ponte di due anni dentro al quale la società si impegna presentare uno studio di fattibilità per il nuovo San Paolo. A quel punto l’amministrazione entro 180 giorni deve dare una risposta. Un percorso dentro la legge di Stabilità tracciato dal governo. Che favorisce i titolari del titolo sportivo i quali hanno un diritto di prelazione sulla struttura che utilizzano».

Nella sostanza, non una nuova convenzione, ma 24 mesi di tempo dati al patron per capire se davvero De Laurentiis intende investire sul San Paolo. Una strategia politica e amministrativa per blindare la riqualificazione dello stadio e non ritrovarsi di fronte a un altro no, come quello che il presidente pronunciò quando fece saltare l’accordo per un nuovo impianto a Ponticelli, sostenendo che «la casa del Napoli è a Fuorigrotta». Ora il produttore cinematografico ha a sua disposizione l’opzione che desiderava. Del resto, se non si trova un soluzione in tempi strettissimi gli azzurri al 30 giugno saranno senza casa, e il rischio è di giocare altrove o al San Paolo con autorizzazioni concesse di settimana in settimana, come ai tempi di Corrado Ferlaino presidente, sono elevati. Sotto il profilo gestionale un’era geologica fa. Al netto dei duelli, tempi alla mano, tra due anni lo stadio San Paolo sarà lo stesso di quello che è adesso al 99,99 per cento periodico. E questo significa che avere un San Paolo a misura umana, prima ancora che sportiva, è sempre più un sogno o poco più. Perché c’è distonia anche su quello che dovrà essere, eventualmente, lo struttura di Fuorigrotta. De Laurentiis non vuole la pista di atletica: separa troppo i tifosi dal campo da gioco e fa del San Paolo uno stadio storico più che funzionale. Si dice pronto a mettere soldi per costruirne due altrove e metterlo a disposizione di chi le usa adesso, associazioni dilettantistiche. Il Comune sembra che da questo orecchio non voglia ascoltare. Auricchio però uno spiraglio lo apre: «Ci presenti lo studio di fattibilità e le alternative e poi ne riparliamo».

FONTE Il Mattino

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