Il Napoli di Benitez macina record e si conferma il migliore di sempre

Se non ci fosse la Juventus, se non ci fosse neppure la Roma: ma esistono, sono là, e vanno apprezzate (onestamente) per ciò che stanno facendo. Però, se non ci fossero “quella” Juve e “quella” Roma… I numeri hanno un cuore, chi l’avrebbe mai detto, e il giorno dopo il 2-0 su Madame, classifiche alla mano, confronti statistici che galleggiano nell’euforia, il “San Paolo” scopre che esiste un Napoli più forte di tutti i suoi predecessori e pure dell’Inter del triplete, dunque una squadra capace di andare al di là di se stessa.

MEGLIO. Di un anno fa, per cominciare: e stavolta c’è pure di mezzo la Champions (e poi c’è stata l’Europa League), dunque c’è stata la capacità di sottrarsi al rischio di rimetterci (almeno) sette-otto punti, come da teoria di Mazzarri. Il Napoli stavolta si riempie di sé, delle sue capacità offensive, della forza mostrata non attraverso i muscoli ma il gioco: e la somma fa (addirittura) record assoluto di punti dopo la trentunesima giornata (persino di quando i campionati erano a sedici squadre e di quando c’era Maradona). Dicono i conti, che tornano (nonostante ci siano la Juventus e la Roma che viaggiano ad andature folli): 64 punti equivalgono ad una media di 2,06 a partita a ciò che non è mai stato fatto in precedenza, persino nelle indimenticabili stagioni degli scudetti.

CONFRONTO. Perché mai così in alto, neanche nel 2010-2011, pure quella valse la Champions (però diretta): e pure allora furono 62 punti, come nella passata stagione; mentre del quadriennio che è alle spalle i punti più bassi sono i 42 punti del 2010 e del 2012. Ma il Napoli che arriva – statisticamente – persino dove non è atterrato Diego induce si morde le mani: Maradona e quella squadra di fenomeni viaggiava al ritmo di 1,90 a partita (primo trionfo, 86-87) e nel novanta, Bigon padre in panchina e secondo tricolore, la proiezione – con le vittorie equiparate a tre punti, trascinerebbe a quota 63.

«CAPOLISTA». Certo che lo sarebbe, se non ci fossero state questa Juventus e questa Roma: giochicchiando con i numeri, l’Inter di Mourinho, quella del triplete, era approdata a sessantatré punti; però nel 2010-2011, il distacco dalla capolista Milan sarebbe stato d’un punto; tanto per gradire, chi ha sempre messo la quinta (e pure la sesta) è stata la Juventus: quella di quest’anno non fa sconti quasi a nessuno, quella dell’anno passato alla trentunesima aveva 71 punti, dunque sette in più del Napoli di Benitez.

E ORA. Ma i primati, che sono fatti per essere battuti, non sono certo finiti e quando restano ancora sette giornate, il Napoli può cercare di ritagliarsi qualche anfratto della storia: le nove vittorie in trasferta, ad esempio, sono state utili per eguagliare i tre precedenti record (due volte Mazzarri, uno Bigon); ma Benitez li ha già eguagliati ed ora, partendo domenica sera da Parma (poi a disposizione anche i viaggi a Udine, nella Milano nerazzura e nella genova doriana), può cancellare i predecessori.

IN EUROPA. Ma c’è dell’altro, e questo è un rivolo d’amarezza che scorre sempre: perché i dodici punti conquistati nella fase a gironi della Champions League (e contro Borussia Dortmund, Arsenal e Olympique Marsiglia) hanno rappresentato una soddisfazione per modo di dire. Chi se ne frega del record, se poi sei stato eliminato.

FONTE Corriere dello Sport

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