Benitez alle prese con un attacco poco cinico e con l’emergenza indisponibili

A tratti, è persino bello da vedersi questo Napoli. Di qualità ne ha abbastanza, ma limitata alla sola fase offensiva. E’ lì davanti che s’è fatta la differenza fino a qualche settimana fa, fino a quando le forze hanno sostenuto i vari interpreti del modulo d’attacco. Poi, qualcosa è cambiato, tant’è che l’inversione di tendenza s’è evidenziata nella continuità dei risultati. Basti dare un’occhiata ai numeri per inquadrare un primo dato: rispetto alle stesse giornate del girone d’andata, il Napoli conta nove punti in meno in classifica. Un dato che da solo potrebbe bastare a fare chiarezza sul momento e potrebbe spiegare anche i motivi dell’eliminazione dall’Europa League e dell’ultimo tonfo in campionato contro la Fiorentina. Sconfitta che allontana l’obbiettivo principale di Rafa Benitez, quel secondo posto che servirebbe per evitare i preliminari di Champions League.

Carenza organico. Tra le cause, sicuramente c’è la mancanza di ricambi all’altezza dei titolari. L’allenatore ne è consapevole e, nonostante tutto, ha accettato di andare avanti senza polemizzare, provando a trarre il massimo dai disponibili. Dopo due mesi di campionato, s’è ritrovato senza Zuniga e Mesto (entrambi in via di recupero) e, dunque, senza alternative sugli esterni difensivi: ha rimediato ingaggiando Réveillère e Henrique, essenziali per l’emergenza, ma nulla di più. Così come in attacco, dove Gonzalo Higuain non s’è mai potuto fermare non essendoci un ricambio all’altezza: Duvan Zapata, finora, non ha convinto più di tanto. Ed allora, la fatica potrebbe aver provocato la reazione rabbiosa del Pipita, domenica sera, quando Benitez lo ha richiamato in panchina. Doversi arrendere all’evidenza l’ha reso nervoso e quanto mai amareggiato.

Tre impegni. Le difficoltà stanno emergendo di domenica in domenica, sul piano fisico la squadra non regge oltre i 70 minuti. Poi, cede di botto. E’ accaduto contro il Porto (2-2) nel ritorno degli ottavi di Europa League, al San Paolo e con la Fiorentina (0-1), domenica sera. Ma, in precedenza, anche contro lo Swansea, andata e ritorno, e col Livorno, s’era intravisto un brutto Napoli. Sul piano dell’impegno c’è poco o nulla da rimproverare alla squadra. I tre reparti rendono per quelle che sono le rispettive caratteristiche: le distrazioni della difesa sono costate parecchio, così come la mancanza di qualità a centrocampo è stato sopperita della continuità degli attaccanti. Ma giocare su tre fronti ha richiesto un dispendio di energie superiori ed oggi che la stanchezza sta affiorando, soprattutto lì davanti, la questione s’è fatta delicata. Contro la Fiorentina, ma era avvenuto anche con il Porto, di errori ne sono stati commessi parecchi sotto porta. Ed il prezzo pagato è stato alto. A nove giornate dal termine, il Napoli è in lotta per il secondo posto, un’impresa disperata o quasi, e giocherà la finale di coppa Italia: momenti che dovranno dire a Benitez che senso ha avuto la sua prima stagione napoletana.

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