Jorginho pronto a trascinare il centrocampo azzurro e battere la Fiorentina

Sliding doors: però chi potrebbe mai avventurarsi in ciò ch’è stato, per tentare di capire come sarebbe (invece) potuta finire? E’ un viaggio in un tormento da interrompere immediatamente, c’è il retrogusto amaro d’un Porto che proprio non va giù e un orizzonte in cui intrufolarsi di slancio, di corsa, con la massiccia dose di personalità: è la notte delle streghe, e però anche quella delle stelle, è una serata che sa di Champions (l’antipasto, certo, ma sempre l’Europa scintillate) e in quell’ora e mezza da vivere a testa alta, urge una spruzzata di materia grigia e l’autorevole leggerezza di Jorge Luiz Frello Filho quel gran genio di Jorginho. E’ Napoli-Fiorentina ed è ormai un’altra storia, pure altro calcio: e il passepartout per continuare a sognare in grande, un enorme contenitore di tensioni diverse, il comodo vantaggio di dieci punti che fa da materasso e ora quell’ideologo della metà campo che sa come uscire dal tunnel.

LA SUA EUROPA. Sliding doors: ma sarebbe autolesionismo (ambientale) allo stato puro insistere sulla scelta di rinunciare a Jorginho, disconoscendo le emergenze reali maturate sugli esterni, la necessità di dover far ricorso al turn-over obbligato ch’è stato favorito da quel «taglio» doloroso al regista. Ciak, si gira pagina, si va oltre il Porto e si riparte da lui, da Jorge Luiz Frello Filho, cinque milioni di euro per la metà e altri cinque già pronti per prendersi per intero (dal Verona) il centrocampista moderno che sa costruire e anche interdire: un tocco e via, per ritrovar se stessi, per ricominciare facendo finta di niente, perché in fin dei conti è calcio ed è così che va e adesso c’è ben altro da fare, c’è un’altra Europa da conquistare, perché la voglia matta di «provarla» d’azzurro vestito cresce e in quei novanta minuti, volendo, si riesce a rimediare la ceralacca per chiuderla qui, almeno con la Fiorentina, per liberarsi da un incubo e pure d’un fardello per un finale che può essere concentrato attorno al secondo posto ad esempio.

A LUI IL NAPOLI. Sliding doors: la vita è adesso, nel rush finale in cui s’annida il destino, dieci partite per pensare in grande e poi la finale del 3 maggio a Roma per arricchire la bacheca, per avvertire emozioni, per osservare il cielo e scorgerne la tinteggiatura. Napoli o Fiorentina, poi si vedrà – senza ignorare l’Inter – e però per cominciare è desiderio autentico di preliminare, è il mattoncino per avviare un tentativo di remuntada (sulla Roma) dalle fondamenta: palla a Jorginho, poi si procederà seguendo il 4-2-3-1, i suoi sviluppi e la sua evoluzione, le diagonali offensive e le chiusure difensive.

L’ILLUMINANTE. I pensieri sparsi vanno raccolti in questo Napoli-Fiorentina, ch’è l’occasione per lasciarsi alle spalle il Porto e per ritagliarsi (apparenti) certezze, per opzionare l’anticamera della Champions e per stendere il progetto sul futuro: Jorginho è il faro che illumina, una luce per uscire dalle tenebre e della malinconia, il ponte utilizzato in nove partite (e un gol, alla Roma, in Coppa Italia) per consegnare il Napoli ad una identità più definita, geometrica e tecnicamente avanzata. Sliding doors: aprite quelle porte, danno (praticamente) sulla Champions ed è proprio un bel vedere.

FONTE Corriere dello Sport

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