L’editoriale di Ivan De Vita: “1-0 e la Napoli dei controsensi”

Ingolfato. Come una Ferrari testa “altrove”, come un giradischi che riproduce ininterrottamente le urla di Adriano Pappalardo in attesa di “ricominciare”. E’ un Napoli pallido, amorfo e pieno di lividi quello ammirato nell’ultimo mese. Senza pelle e senza un’identità precisa. Questi ultimi dieci giorni di marzo sapranno delineare i primi lineamenti della nuova creatura di Benitez. Il rush finale è ad un tiro di schioppo. Respiro profondo.

Tanti i controsensi. Il Napoli dell’estenuante possesso palla e spregiudicatamente zemaniano, latita privo di idee e spesso concede il pallino agli avversari. Dando un occhio ai singoli non si placa questo senso di spaesamento. A parte la tormentata stagione di Hamsik, è palese il debito d’ossigeno di gente come Callejon, nonostante tutto spesso decisivo. Ma è a centrocampo che ci si impantana. E se Inler è il solito alternatore di seconda mano, tocca alla freschezza di Jorginho regalare fluidità alla manovra. E’ un classe ’91 con potenzialità immense al quale non è giusto chiedere la Luna dopo appena due mesi. Eppure ha dimostrato piglio e stoffa per far ruotare gli ingranaggi meglio di quanto fatto ultimamente.

E’ chiaro, ogni considerazione pare superflua se annoveriamo la miriade di infortuni capitati quest’anno. Specialmente l’inspiegabile moria degli esterni. Dopo Mesto e Zuniga, l’incredibile disavventura che ha avuto come protagonista Maggio. Tutto ciò si riflette inevitabilmente sulle trame dell’undici partenopeo. Con due esterni poco propensi alla spinta come Ghoulam e Reveillere, non c’è sviluppo dell’azione per ampiezza ma solo in profondità e per imbucate centrali. E visto il traffico di dirimpettai quando si affrontano squadre arroccate nella propria metà campo, ci si affida al guizzo di un solista. Ma i quattro moschettieri non possono, anche solo fisicamente, continuare a cantare e portare la croce. Urgono soluzioni alternative.

In un quadro non proprio idilliaco, almeno sul piano estetico, il Napoli continua a strappare vittorie con i denti. Con l’ennesima scia di controsensi. 1-0, il risultato perfetto. Il marchio di tanti allenatori e squadre vincenti. Allo stesso tempo, il punteggio che pare meno consono alle attitudini azzurre, anche solo per impostazione tattica e ruolino di marcia. Attenzione, però, allo zero nella casella delle reti subite. Non indica una solidità priva di infiltrazioni, anzi. Un sontuoso Reina e la capricciosa buona sorte hanno timbrato il cartellino.

La fortuna, con uno slancio volutamente retorico, aiuta gli audaci. “Cresciamo nell’ultimo quarto d’ora, sintomo di carattere“, rivendicava ieri in conferenza stampa mister Rafa. In effetti, invece di fossilizzarsi solo sulle imperfezioni, ogni tanto è il caso anche di gioire del bicchiere mezzo pieno. Come di un difensore tanto preteso dagli addetti ai lavori e poi riscoperto e coltivato in casa: Federico Fernendez sta schieffeggiando a mano aperta tutti i suoi detrattori. E poi la capacità di questi ragazzi di fare gruppo, comprendere il periodo di poca brillantezza e unire le energie per calpestare le difficoltà. Invece da queste parti amiamo essere autolesionisti e complottare dissidi nello spogliatoio dopo un semplice battibecco in campo tra Callejon e Hamsik. Ma questo è il cielo sopra Partenope. Prima o poi le stelle cadranno.

Stasera l’1-0 non basta. Ma va perseguito, perchè se lo diciamo con Benitez “ci darà più tempo“. Meno frenesia. Sperando in un S.Paolo paziente e trascinatore, non troppo puntiglioso e pretenzioso. Le carte della rimonta ci sono tutte. Ci sarà da soffrire, tanto. Questo però, a certe latitudini, non è un controsenso.

Ivan De Vita

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