Svuotati delle nostre forze. Tre punti color oro, color pipita

Un’altra settimana determinante, come tutte, forse più di tutte. Torino e Porto, Porto e Torino. Avanti il prossimo in questa stagione infinita nata con la voglia di portare qualche trionfo in bacheca. La Torino granata, tanto per cominciare, in una sfida che lo scorso anno portò spettacolo e tanti gol. Le squadre di Ventura sono brutte bestie, compagini da prendere con le molle. Sanno praticare un buon calcio ed hanno giocatori importanti tra le loro fila.

Il mister granata (ex Napoli) sorprende tutti però lasciando in panchina Cerci ed Immobile e preferendogli Barreto e Meggiorini. Napoli con scelte quasi obbligate, la maledizione dei terzini continua e così Réveillère deve tirare il fiato e sostituire Maggio sulla destra. Ghoulam a sgommare come al solito sulla corsia opposta. Inler e Jorginho la cerniera centrale a fare legna nella terra di mezzo per il trio Callejon, Hamsik, Mertens dietro al solito Higuain. Attendiamo il capitano, sperando sia la volta buona.

Napoli chiamato ad una duplice fatica sperando comunque di fare bottino pieno. Primo tempo poco divertente, i portieri rimangono quasi inoperosi. Il Napoli fa girare la palla cercando un varco nella difesa granata, il Torino fa capolino ogni tanto dalla tana, come il topo con il gatto. Per poco non ci scappa il gol dell’anno, ancora una volta. Cesare Bovo che di arte fa il difensore centrale colpisce da distanza siderale e leva la pittura dall’incrocio dei pali a Reina battuto. Sarebbe stato l’ennesimo gol beffa per gli azzurri. Per fortuna questa volta ci va bene…

Napoli poco pericoloso, Jorginho si accende a sprazzi come motore che va a singhiozzi. In una delle sue accelerate, Callejon preferisce appoggiare in area per Higuain in ritardo, forse il tiro in porta sarebbe stata scelta migliore…ma con il senno di poi. Il capitano ancora latita, gli scongiuri non sono ancora riusciti nel loro intento. Fuori corni ed amuleti sperando che il secondo tempo porti giocate migliori.

I secondi quarantacinque minuti si corre almeno. Il Napoli prova ad intensificare la pressione e lascia inevitabilmente spazio al contropiede del Toro. Meggiorini si sveglia al suono del palo che colpisce su passaggio filtrante di Barreto. Ed il Napoli? Sterile possesso palla, senza un’accelerazione, uno spunto o un tiro in porta degno di tal nome.

Nessuno ci dica che il Napoli è in forma. Sembriamo sulle gambe, lo sembravamo anche con la Roma e con il Porto. Mertens non sgomma più, Higuain è pesante e tenta un pressing solitario. Callejon è la copia sbiadita del giocatore apprezzato sino ad ora. Quando lo vediamo svirgolare di destro dal limite dell’area ci chiediamo chi sia quello spagnolo capitato lì con la maglia del Napoli. Si salva il solo Fernandez.

Toro pericoloso invece in diverse occasioni. Più che il cornuto mammifero la squadra di color granata sembra una murena in attesa di colpire. La murena potrebbe colpire quando Immobile (subentrato nel finale insieme a Cerci) si ricorda l’infanzia napoletana e spara alle stelle colpendo forse la mole antonelliana.

Ma quando meno te l’aspetti…El Pipita.

Tre punti color oro, tre punti color Pipita.

Antonio Picarelli

(Riproduzione Riservata)

 

 

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