Corriere – Questa squadra non regge l’idea di Benitez

Il Napoli? E’ una squadra primitiva. Meglio: il suo gioco è primitivo. Lo è la sua filosofia. Palla al piede e via verso la porta. Sempre. Comunque. Senza mai curarsi troppo di quel che accade o può accadere alle spalle del pallone. Primitivo, sì. Perché così si giocava tanti, ma tant’anni fa, quando non c’erano pensieri per le tattiche e per le strategie di gioco. Si dirà: ma in tempi più moderni e più recenti squadre importanti hanno giocato e vinto con lo stesso disegno di Benitez: il Celta Vigo di Fernandez, la Francia mondiale di Aimé Jacquet, la Roma di Spalletti, il Real di Del Bosque che aveva là davanti giovanotti che si chiamavano Figo, Zidane, Raul e Ronaldo. Giusto. Però con una differenza: tutte erano padrone anche d’un’organizzazione difensiva. E di due esterni – quelli alti – capaci di rincorrere e marcare. Perché il segreto di questo 4-2-3-1 che alla fine diventa un presuntuoso 4-2-4, al di là dei talenti in campo, si basa su due cose: la duttilità tecnica – e tattica – di quegli esterni di cui sopra e, cosa pure assai importante, sull’intensità della manovra. Che vuol dire: carattere, forza, ritmo.

Quel ritmo che al Napoli manca invece da troppo troppo tempo. E, piaccia oppure no. Se il Napoli non fa girare palla con precisione e velocità diventa l’ultima delle grandi squadre. Per dirla tutta: non può illudersi (e illudere) di mettersi alla pari della Juve in tempi brevi. E forse neppure della Roma. Ecco, la trasferta di Livorno doveva servire proprio a questo. Doveva dire al Napoli se almeno la Roma – ovvero il secondo posto – poteva restare nelle legittime aspirazioni della gente azzurra dopo il sofferto pari giallorosso contro l’Inter e alla vigilia dello scontro diretto a Fuorigrotta. Distanze da accorciare e che invece non si muovono d’un passo. E il vantaggio, si capisce, è tutto della Roma.

Già, ma perché le cose stanno in questo modo? Ormai la cosa è chiara: Il Napoli, questo Napoli, non regge il peso del disegno di Benitez. Se non corre e non ha il possesso della palla non regge i quattro attaccanti. Per difendersi, infatti, non gli bastano solo due mediani davanti ad una difesa che troppo spesso ha sofferenze anche personali nel rapporto col pallone. Ma così sarà sino alla fine. Benitez, uomo intelligente, simpatico e allenatore che comunque merita rispetto, potete giurarci, non cambierà la sua filosofia, cosicché il Napoli rischierà contro chiunque. Anche contro un Livorno sceso in campo con la paura addosso e poi rinfrancato dalla povera organizzazione difensiva degli azzurri. Si potrebbe dire: però c’è la finale della coppa Italia e il passaggio del turno in Europa League. E’ vero. Ci mancherebbe, fa piacere, ma resta il fatto che è il campionato la vera cassaforte azzurra. E’ la qualificazione alla prossima Champions quella che può assicurare i danari veri per il prossimo mercato. E invece, la Roma resta là e la Fiorentina – che perde – pure.

Fonte: Marolda, Corriere dello Sport

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