Le ire di De Laurentiis tra la questione stadio e le ingiuste contestazioni

Ha lasciato il San Paolo imprecando, Aurelio De Laurentiis, lunedì sera. L’arrabbiatura non l’ha saputa trattenere e, entrando in macchina, s’è lasciato sfuggire un’imprecazione: «Mi sono proprio rotto il c… di questa città», ha urlato, mentre qualche amico ha provato a calmarlo. Ma cosa lo ha contrariato nella notte del posticipo? Di certo, non il risultato della partita. Anzi, è stato proprio lui a calmare il gruppo. «Calma, ragazzi, l’avversario è di buona qualità, è stato tosto», ha detto ai giocatori.

Questione stadio. Ed allora, l’arrabbiatura di De Laurentiis è riconducibile a due questioni. La prima, riguarda lo stadio e la convenzione che scadrà il 30 giugno e che dovrà essere ridiscussa. Ma nei giorni scorsi, negli uffici della sede, a Castel Volturno, s’è presentata la Guardia di Finanza e, dopo aver acquisito una serie di documenti, ha disposto il sequestro conservativo di 5 milioni di euro sui conti correnti del club, così come richiesto dalla Corte dei Conti di Napoli. Provvedimento scaturito dal mancato pagamento da parte del club al Comune, degli introiti derivanti dalla pubblicità dentro lo stadio e del canone annuale di affitto. Un’azione che ha infastidito il presidente.

Contestazione. È la seconda causa della rabbia di De Laurentiis. Da tre settimane, alcuni settori dello stadio lo stanno contestando, quella parte di tifosi gli imputa un mercato, a gennaio, di basso profilo. Una questione che divide il San Paolo. Ai fischi dei settori popolari si contrappongono gli applausi della tribuna.

FONTE Gazzetta dello Sport

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