Tecnica e sacrificio a servizio della squadra: bentornato capitano!

Ljajic parte in verticale sull’invito di Pjanic, Albiol è scavalcato, Fernandez non trova di meglio che tentare goffamente la tattica del fuorigioco facendo un passo tardivo in avanti. Così l’ex viola trova campo libero, può scappare in fascia e servire un pallone d’oro a Destro che anticipa Maggio e, a 3 metri dalla porta, spara addosso a Reina, in uscita disperata. Il campanello d’allarme scuote gli azzurri che lasceranno da lì in poi ben pochi varchi agli avversari. Grazie al contributo essenziale e provvidenziale dei trequartisti nella fase di non possesso. Hamsik rientra spesso sotto la linea della palla andando a contrare De Rossi in prima battuta, mentre gli esterni si abbassano sulla linea mediana palesando anche buoni sincronismi tattici. Ad esempio quando Torosidis scappa in fascia esce Jorginho sul greco e Mertens va a prendere il suo posta al fianco di Inler consentendo a quest’ultimo di presidiare, insieme a Callejon, il lato opposto del campo, dove potrebbero inserirsi Strootman e Bastos.

Questo atteggiamento toglie profondità alla Roma che sembra disorientata. In particolare Gervinho quando prova ad azionare le sue lunghe leve non trova più davanti a sé un difensore isolato e terrorizzato che scappa verso la propria porta lasciandogli campo libero ma si vede braccato immediatamente da due o tre avversari. Come al 20’ quando sulla sua partenza è aggredito e neutralizzato dalla gabbia feroce montata su di lui da Maggio, Albiol e Inler che alla fine gli ruba la palla. Il fraseggio del Napoli invece è molto più articolato, la palla corre velocemente da un giocatore all’altro trovando in Hamsik sempre una soluzione di passaggio in più tra le linee avversarie. La Roma subisce questo palleggio inerte facendo fatica sia ad opporvisi sia a ripartire anche se in effetti nella prima mezz’ora è la squadra ospite a creare le palle gol più nitide. Come al 25’ quando Pjanic sfrutta uno scivolone in area di Inler per servire un assist a Gervinho il cui tiro è ribattuto da Maggio per finire morbido sul piede di Ljaljic che spreca l’opportunità.

Ma quando i giallorossi sembrano rimettere in naso fuori dalla loro metà campo, il Napoli passa grazie al solito indefesso movimento di Hamsik tra le linee che salta facilmente Bastos (negativa la prima da titolare dell’ultimo arrivato) e libera Maggio al cross. La traiettoria scavalca Castan e Benatia e termina la sua corsa effettata proprio sulla testa di Callejon. Tardiva anche la diagonale di Torosidis. Il gol rompe l’equilibrio del match. I tagli lunghi di Callejon spaccano la linea difensiva della Roma, mentre sull’out opposto Mertens ha un atteggiamento più prudente. Lo strappo definitivo arriva ad inizio ripresa. Prima Higuain, addomesticando un lancio lungo, duetta con Callejon. L’ultimo passaggio, fatto con un delizioso colpo di tacco, rimane leggermente dietro il baricentro dello spagnolo che non riesce ad imprimere la giusta forza al tiro. Ma, sull’angolo successivo, è il Pipita stesso a firmare il 2-0 anticipando di testa Torosidis sul secondo palo dopo la spizzata di Jorginho. L’italo-brasiliano gasato dall’assist va in gol 3’ più tardi su uno schema che, pur nella sua semplicità, sorprende ancora la difesa meno battuta del campionato.

L’azione parte da sinistra grazie ancora ad Hamsik che retrocede a metà campo, riceve e allarga per Mertens. Dalla parte opposta Jorginho si alza, ottimistico orientato. Il belga punta Maicon (appena entrato) e De Rossi prima di alzare la testa e prendere la decisione giusta. Alla giocata sul corto per Higuain preferisce la soluzione in verticale per l’inserimento profondo dell’ex veronese, bravissimo anche ad anticipare De Sanctis in uscita di esterno destro. Un gol pesante che uccide definitamente la Roma. Certo che il recupero psico-fisico di Hamsik, come sottolineato anche dal tecnico spagnolo in sala stampa, si sta dimostrando essenziale per l’equilibrio della squadra. Si aspetta solo il suo ritorno al gol.

Fonte: Il Mattino

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