Romano: “Jorginho ha tutto per diventare un campione. Mercato azzurro? Il progetto del Napoli è ambizioso”

Non ha ancora il fisico da “Tota” e forse neppure la maturità, ma Jorginho ha abbastanza stoffa e personalità per provare a prendere il Napoli per mano. Giusto come capitò a Ciccio Romano nell’86. «Andai a dormire da centrocampista della Triestina e mi svegliai da regista di un Napoli da scudetto. Pierpaolo Marino e i dirigenti triestini iniziarono e chiusero la trattativa in una notte, mentre io dormivo. Fu un gran bel sogno».
E forse è proprio da quei tempi che davanti alla difesa al Napoli mancano piedi intelligenti. Manca la “Tota”, la “mamma”, come don Ciccio fu immediatamente battezzato da Diego Maradona.

E allora caro signor Romano, il Napoli ha trovato la sua nuova Tota, oppure il paragone è ancora un po’ azzardato?
«Perché mai. Jorginho lo conosco bene. A Verona l’ho seguito spesso. In B e anche in A. Ha personalità, buona tecnica, sa aprire il gioco con rapidità e naturalezza».

Quindi, il paragone ci può stare?
«Certo. E per lui e per il Napoli spero che in maglia azzurra vinca quanto e più di me».

Ma in che cosa crede che Jorginho davvero le somigli?

«Nella predisposizione di recuperare il pallone e verticalizzare. Una dote irrinunciabile per un centrale di qualità».

Centrale, sì, ma rispetto alla “Tota” originale, il brasiliano sembra più educato a far calcio dal centrocampo in su che a giocare da regista basso, non le pare?
«Questione di squadra. Di caratteristiche di squadra. Io avevo Bagni e De Napoli di fianco e Maradona davanti e quindi, restando spesso più basso, per riaprire il gioco dovevo preferire certe giocate ad altre. Però, in avvio di carriera anch’io mi inserivo assai di più in attacco».

Vuol dire che non avendo in squadra quei “signori” di una volta, Jorginho potrebbe avere più problemi nell’amministrazione del pallone?
«No. Voglio dire che giocando con campioni riconosciuti ma diversi come Hamsik e Higuain, giusto per fare due nomi, lui dovrà affidarsi a soluzioni diverse dalle mie. Ma non per questo meno importanti, si capisce. E non meno vincenti, spero. Anche se…».

Anche se?
«Anche se lui, me lo lasci dire, non potrà mai avere la fortuna che ho avuto io a Napoli: giocare col più grande calciatore di tutti i tempi».

Intanto, e pure in fretta, dovrà trovare la forza, l’autorevolezza per reggere il peso d’una piazza inevitabilmente più importante e più esigente di quella di Verona. Ce la farà, Jorginho?
«Per me ce l’ha già fatta. L’ho visto contro la Lazio e non gli ha fatto difetto la personalità. Un buon esordio. Ecco, se proprio dovessi dargli un consiglio, gli direi questo: amico mio, conquista in fretta il cuore della gente e vedrai che l’amore di Napoli diventerà la tua grande forza. Perché dico questo? Perché è proprio quella forza che ti viene da dentro che spesso fa la differenza tra un calciatore e un altro».

Facciamoci dei nemici, caro vecchio Tota. Non pensa che giocando in un centrocampo a tre Jorginho potrebbe dare assai di più?
«Giuro, non lo dico per non farmi nemico Benitez, ma credo che tatticamente il brasiliano sia duttile abbastanza per giocare in una linea a due, a tre e anche a quattro».

Mercato. Quello azzurro le è piaciuto?
«Giudicare soltanto gli ultimi ingaggi sarebbe riduttivo. A me piace il progetto di completamento e rafforzamento della squadra che il Napoli sta portando avanti ormai da un bel po’ di stagioni. Il club sta costruendo davvero qualcosa di importante. E anche di duraturo, visto che molti ingaggi sono per l’oggi».

Restiamo all’oggi. Il Napoli a Bergamo contro l’Atalanta. Come finirà?
«Non lo so. L’Atalanta, soprattutto in casa, è squadra spigolosa. Ha il timbro di Colantuono che a me piace molto».

E allora?
«E allora: sei forte, mio caro Napoli, ma attento. Molto attento».

FONTE Corriere dello Sport

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