Centrocampo affogato nella pioggia bergamasca

Qualche anno fa c’era una pubblicità di una nota marca di benzina che diceva “Metti un tigre nel motore”, alludendo al simbolo della marca come mezzo per dare più sprint alla propria auto. Ebbene questo mi è venuto in mente dopo i primi 45′ minuti di Atalanta-Napoli dove era palese che la cerniera mediana degli azzurri formata da Inler e Dzemaili non stava funzionando a dovere, non facendo né filtro né gioco, ma piuttosto muovendosi disordinatamente in campo.

La scelta di partire con questa coppia ha sorpreso un po’ tutti, sappiamo che Benitez difficilmente gioca due gare in tre giorni con gli stessi uomini e tra la semifinale di Coppa Italia e la sfida con il Milan, il discorso dei diffidati e la sconfitta della Fiorentina il buon Rafa ha sorpreso ancora, perché se da un lato usare Zapata come testa d’ariete per far lavorare i difensori avversari non era cattiva, il problema resta sempre quello di far arrivare ai trequarti palle giocabili.

Nelle gare fuori casa Dzemaili ha una sua logica precisa, con la sua capacità di corsa e di movimento senza palla offre un validissimo aiuto nelle ripartenze (come evidenziato nell’ultima vittoria esterna a Verona), e a dirla tutta la gara disputata da Inler mercoledì era stata tutto sommato tra le migliori di questa stagione sia per aggressività che per efficienza nei passaggi, ma forse Rafa ha sottovalutato (o scelto consapevolmente di farlo) il peso di Jorginho nella prestazione di Inler.

E’ vero che fino a 15 giorni fa non avevamo alternative in mediana e quindi lamentarsi poteva servire a poco, ma adesso dai poco meno di 180′ minuti giocati dall’italo-brasiliano possiamo già dedurre che esiste un Napoli con e uno senza Jorginho, con due profili di funzionamento ed efficacia diametralmente opposti. Sarà forse perché il momento fisico della squadra non è ottimale e quindi spicca la sua lucidità e qualità nella gestione della palla, o forse semplicemente perché le sue caratteristiche sono indispensabili al buon funzionamento del gioco, ma oggi rinunciare al suo apporto dal primo minuto sembra molto difficile.

Indubbiamente la valutazione dei tanti impegni ravvicinati, delle tante variabili di gestione del gruppo hanno pesato nelle scelte di Benitez, resta però il rammarico forte di una partita che in fondo è stata risolta da tre errori individuali, originati dalla sofferenza nella gestione del possesso palla e che forse (sebbene col senno del poi sia troppo facile dirlo) poteva andare in un altro modo già dalla prima frazione con scelte diverse per la coppia di centrocampisti.
E allora Rafa, metti un tigre nel motore..

Andrea Iovene
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