Rivivendo Paolo Cannavaro, da capitano glorioso a non convocato. 7 anni e mezzo in maglia azzurra

La storia di Paolo Cannavaro è una storia molto particolare, una storia fatta di alti e bassi, una storia segnata da vittorie gloriose e sconfitte personali, una storia “costruita” in 7 anni e mezzo.

“Ogni napoletano che rispetti sogna di giocare con la maglia della sua città”. Queste furono le dichiarazioni di Cannavaro quando, nel 2007, viene riacquistato (due presenze con gli azzurri nel 1998/99) dal Napoli di De Laurentiis, appena salito in Serie B.
Nel primo anno di B, Cannavaro è uno dei protagonisti della risalita del Napoli in Serie A. La difesa a tre, voluta da mr. Reja, composta dallo stesso partenopeo, in addizione a Maldonado e Domizzi, risulta la meno battuta del campionato, meglio delle difese di Genoa e soprattutto Juventus. Proprio contro la “Vecchia Signora”, il difensore segna un gol fantascentifico, in rovesciata all’ultimo minuto dei tempi supplementari, in una gara di Coppa Italia, vinta poi dal Napoli ai calci di rigore, nella bolgia del San Paolo.

Nel 2007-2008, durante la prima stagione di A, Cannavaro colleziona 39 presenze tra campionato e Coppa Italia, indossando sporadicamente la fascia di capitano (anche nella stagione 2008-2009), che passa definitivamente sul suo braccio nella stagione 2009-2010. 
Il difensore napoletano, in quegli anni diventa un vero leader della difesa azzurra e nel marzo del 2010, mette a segno il suo primo gol in A con il Napoli, in una sfida di campionato contro il Catania, vinta per 1-0, al San Paolo, davanti ai tifosi di casa.

Il capitano azzurro continua ad essere scelto come titolare dagli allenatori azzurri negli anni successivi, confermandosi come tale anche in occasione della Champions League, competizione in cui esordisce pareggiando 1-1 contro il City, nella trasferta di Manchester.
Negli ottavi di finale, però, Cannavaro commette una grave ingenuità difensiva, permettendo a Mata di insaccare facilmente la palla, portando il Chelsea in vantaggio al San Paolo, in una gara poi recuperata e vinta.

Il top della carriera, però, Cannavaro lo consegue grazie alla vittoria della Coppa Italia, conquistata a Roma, il 20 maggio 2012, contro la Juventus.
L’immagine di un capitano napoletano che alza il suo primo trofeo con la squadra della sua città è, forse, una delle più belle nella storia del Napoli e non solo.

Nel 2011-2012, invece, il capitano, insieme ad un’altra bandiera partenopea, Gianluca Grava, viene coinvolto nel processo “Calcioscommesse”: deferimento per omessa denuncia da Stefano Palazzi, a causa delle dichiarazioni dell’ex portiere, Matteo Gianello. Nel dicembre 2012, quindi, i due vengono squalificati per 6 mesi dalla FIGC, per poi essere assolti dalla Corte di Giustizia Federale nel Gennaio 2013, conquistando l’ennesima vittoria in carriera.

L’arrivo di Benitez sulla panchina partenopea è, però, ciò che segna la fine della storia, almeno di quella bellissima raccontata fino ad ora: Cannavaro viene spostato in panchina, a lui vengono preferiti Albiol, Britos e Fernandez, ma anche quando entra non sembra esserci con la testa. Alcuni tifosi lo colpevolizzano di errori commessi nelle gare disputate con Sassuolo e Roma, portando il capitano ad abbandonare i social network, Twitter ed Instagram.
Nella stagione in corso, il bottino è davvero magro, solo 4 presenze in campionato, rispetto alle innumerevoli panchine ed addirittura non convocazioni.

Cannavaro, infatti, passa ufficialmente al Sassuolo, concludendo una storia che, comunque, resta più che positiva, per un calciatore di Napoli, che ha dato tutto alla causa azzurra.
Una carriera partenopea più che dignitosa, 278 presenze e 9 gol, per un capitano che ha saputo onorare sempre la maglia.

L’immagine della Coppa Italia, ci resterà sempre impressa, simbolo di un napoletano che vince insieme ai suoi tifosi…
Grazie di tutto Paolo.

Riccardo Nicotra

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