L’editoriale di Deborah Divertito: “Ne ho lette di tutti i colori”

Mai avrei pensato di poter scrivere di una cosa del genere a gennaio. Di solito lo si fa a giugno, a luglio, ad agosto. Insomma, prima che cominci il campionato. Perché quando comincia il campionato, già se n’è ampiamente parlato, discusso, metabolizzato, acquistato, anche! A gennaio, uno che scrive di calcio, crede di dover scrivere di calcio mercato, di nuovi acquisti, di prestiti onerosi, di innesti, di difensori centrali e centrocampisti in arrivo, di giocatori che volano dall’altra parte del mondo per soldi, come Diamanti. Che se lo avesse fatto una settimana prima, noi avremmo evitato di gridargli “birichino” al Dall’Ara almeno un miliardo di volte per altrettanti fallacci sui nostri gioiellini.

Comunque, quello di cui sto per scrivere ha dell’incredibile. Sia per la tempistica, sia per l’oggetto della questione, sia  per il contenuto. E per quest’ultimo mi sono liberamente ispirata al social network più in voga del momento: chiaramente Facebook. L’immagine di quel povero Giorgino, il nuovo acquisto del Napoli, in pochi minuti dalla sua presentazione a Castelvolturno, ha fatto il giro del web. Nessuno ha speso una sola parola su ciò che ha detto il ragazzo pieno di speranze e che vuole sorprendere Prandelli. Ma che sorprendesse prima noi, aggiungo io! Nessuno ha sentito l’esigenza di rivolgere un pensiero all’unico, per ora, acquisto degno di nota, ma che non completa per niente la rosa attuale. Nessun commento sulle sue affermazioni. Tutti abbagliati da altro. E sapete anche da cosa. Giorgino non si è presentato in azzurro, in sala stampa. E pensare che un black out in quel di Castelvolturno, aveva cercato di rimandare, non far vedere, evitare un trauma. Quasi un segnale divino che, però, nessuno ha colto fino a quando non è uscito Giorgino con la terza, anzi, quarta maglia del Napoli. Blu con colletto azzurro? No. Bianca con risvolti azzurri? No. Rossa con numero azzurro? No. Dorata con righino azzurro? No. Niente di tutto ciò. Ma tutto ciò messo insieme.  Vi chiederete che fine abbia fatto il camouflage della terza maglia. C’è anche quello, insieme a tutti i colori dell’arcobaleno. Quella maglia lì, la militare, in tutti i casi, è andata nel dimenticatoio perché resa inutilizzabile da una sentenza che l’ha vista accusata di plagio, o giù di lì, e allora si è dovuto improvvisare con una quarta che mettesse d’accordo tutti, soprattutto l’esigenza di non averne una replica da qualche altre parte. E dubito che ce ne sia una uguale in giro.

Sul web, i commenti si sono sprecati. E, purtroppo, almeno tra quelli che ho letto io, nessuno entusiasta. Quasi tutti, di facile ironia. Tutti risentiti della scarsità di azzurro, da dover acchiappare tra un giallo, un grigio, pare, un verde, forse. Insomma, c’è chi ha pensato ad un puzzle, chi ad uno scherzo di Carnevale. Qualcuno ha individuato come stilista Malgioglio, chi ha sentenziato “Special edition signature by Ray Charles!”.  Qualcun altro, ha pensato che rispecchiasse un po’ la confusione del momento: “più che una maglia, una crisi d’identità”. C’è chi ha pensato che la società avesse voluto mettere “una pezza a colori” sulla vicenda della terza maglia, ma anche più di una, o che avessero voluto “mimetizzare” la questione. Sta di fatto, che a leggere i vari commenti sul web, l’esperimento “Arlecchino” non è riuscito. Ora, la parola passa al mercato. Non al calcio mercato, sia chiaro. Di quello, ormai, ne abbiamo perso le tracce. Ma proprio al mercato delle vendite. C’è chi scommette che, nonostante tutta l’ilarità suscitata nel primo giorno di presentazione, la maglia andrà a ruba negli store.

Ai posteri l’ardua sentenza, nel frattempo io dedico un pensiero al povero Giorgino. Giorgì, tu gioca per l’azzurro del mare, sempre. Che quello, noi, per fortuna, ce l’abbiamo tatuato addosso.

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