Lorenzo Insigne, un talento alla ricerca del gol che si consola con gli assist

E’ vero che non ha ancora segnato in campionato, ma tutto il resto poi lo vogliamo buttar via? D’accordo che ormai siamo a metà del percorso e quella particolare casella è ancora intonsa, ma i sei assist in campionato più uno in Champions dove li vogliamo mettere? Ebbene, si sa, poche ciambelle alla fin fine presentano un buco come se fosse stato disegnato da Giotto, ma le sue il buco ce l’hanno, eccome. Quello che ancora non riesce a colmare in campionato è diventato probabilmente un chiodo fisso e la qual cosa potrebbe essere pure plausibile, ma non deve assolutamente diventare un appiglio per innescare giudizi sommari verso un ragazzo dotato di incontestabile talento e smisurato attaccamento alla maglia. Per cambiare opinioni e negare le evidenze al minimo sbuffo di vento contrario.

IL TARLO. Assillo, tormento, chiamiamolo pure come ci pare ma, visto che non segna ancora in campionato, vogliamo fare in modo che, aggiungendo come spesso capita un bel pizzico di masochismo, la cosa diventi un caso? Magari proprio no, perché se Lorenzo Insigne si danna, si intestardisce e poi forse vive pure sonni agitati, al contrario, si dovrebbe trovare il modo di metterlo quanto più a suo agio possibile. Affinché ritrovi tranquillità e con essa sicurezza, per smarrire finalmente l’angosciosa e snervante sensazione che il suo tempo sia sempre in scadenza. Cosa che non è affatto suffragata dalla realtà. Il tarlo esiste, il ragazzo di sicuro non la sta prendendo bene, ma c’è chi invece ritiene opportuno che la questione vada affrontata con l’indispensabile tatto e il necessario ottimismo.

IL CONFORTO. Come un Benitez pure molto attento alle dinamiche psicologiche che, in più d’una occasione, non ha lesinato parole d’incoraggiamento. Anche al termine dell’ultimo match casalingo dell’Epifania, lo spagnolo gli ha riservato parole di conforto e di sprone. Avendolo visto uscire dal campo a capo chino, dopo aver provato e riprovato a centrare quella porta che ancora una volta è rimasta chiusa per lui. Samp abbattuta da una doppietta di uno scatenato Mertens (molto spesso in ballottaggio proprio col folletto di Frattamaggiore), ma anche da una squadra ben registrata soprattutto in attacco. Quel reparto avanzato che, come si volta e come si gira, riesce quasi sempre a stupire con effetti speciali. A far sì che si segni in misura maggiore rispetto a quanto si subisce. E Lorenzinho è uno degli indispensabili ingranaggi di un meccanismo sempre più funzionale. Ciò lo si può dedurre anche dai numeri visto che, se volessimo riferirci solo alla trequarti (fascia di campo che presenta il maggior numero di variabili per il tecnico), il partenopeo ha minutaggio inferiore solo all’onnipresente Callejon: 1556 minuti contro i 1885 dello spagnolo, fra campionato e Champions. Segue poi Pandev (1113) davanti ad Hamsik (1095) e Mertens (1034). E non pare corretto nemmeno parlare di ballottaggi, avendo don Rafa molte volte mischiato le carte avvicendando i trequartisti, tanto che nell’ultima Insigne, Mertens e Calljon hanno formato un irresistibile trittico. L’alternanza delle variabili, c’è da scommetterci, continuerà anche quando si sarà ristabilito appieno Hamsik.

IL SORTILEGIO. Quello delle porte altrui: «Sembra proprio che quando tiro, c’è qualcuno che sposta le porte» aveva dato una spiegazione tutta sua alla faccenda durante la presentazione del film di Natale. Sembra che l’ironia non gli difetti, mentre abbondano i pali, le traverse e i centimetri contrari. E non solo quello. Contro l’Inter (desiderio confessato), dopo un assist e pure un palo, avrebbe tirato lui molto volentieri il rigore che alla fine ha toppato Pandev. Poco male: anche i sortilegi prima o poi si spezzano e sicuramente presto accadrà.

FONTE Corriere dello Sport

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