Legge sugli stadi: prima e dopo. Interviene ancora De Laurentiis

Una proposta degli onorevoli del Pd, Nardella e Fossati, convertita poi dal governo Letta in emendamento, in seguito a una valutazione positiva della commissione Bilancio, è stata enucleata nel maxi contenitore della legge di stabilità. La volontà degli onorevoli era quella di snellire i tempi di realizzazione di stadi e, più in generale, di impianti sportivi. In origine, la bozza di tale emendamento concedeva la realizzazione di stadi addirittura su aree vincolate o soggette a rischio idrico, oltre ad incentivare l’edilizia residenziale tramite il ricorso a determinate procedure speciali.

Al momento dell’approvazione della legge di stabilità, la situazione è nettamente mutata. Sono stati stanziati 45 milioni di euro finalizzati ad “assicurare interventi per la sicurezza strutturale e funzionale degli impianti sportivi e la loro fruibilità, nonché per il loro sviluppo e ammodernamento”. La norma prevede ancora che “gli interventi, laddove possibile, siano realizzati prioritariamente mediante recupero di impianti esistenti o relativamente a impianti localizzati in aree già edificate”.

La legge di stabilità non disciplina le ipotesi di volumetria aggiuntiva per la costruzione di complessi residenziali attigui. Inoltre, in uno slancio ambientalista fin troppo rigido (e di convenienza), mette i bastoni tra le ruote di quelle società che programmavano un impianto ex novo. Le solite leggi italiane squisitamente controverse, che complicano la materia, invece di risolverne le antinomie.

Alla luce di ciò, si comprendono le parole del presidente De Laurentiis ai microfoni di Sky: “L’unica cosa che mi preoccupa è questo senso stranamente poco vicino al concetto di impresa che i politici stanno avendo, perché stanno veramente riducendo al nulla questa legge sugli stadi. Per cui arriveremo ben ultimi, non servirà proprio a nulla, non fortificherà il budget di nessun club e quindi, secondo me, lo sport italiano ne risentirà ancora una volta. Ma perché devono essere i politici a fare le leggi e non coloro i quali, standoci dentro, ne capiscono qualcosa?

De Laurentiis non è stato l’unico a bocciare questa legge-beffa, seguono a ruota il presidente della Lazio Lotito e il presidente della Lega Calcio di serie A, Maurizio Berretta. Al momento risulta impensabile un rifacimento dello stadio San Paolo, perciò portarsi al pari dei grandi club europei (inglesi o tedeschi), resta solo un miraggio.

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