Olè: Gonzalo Higuain e il suo sogno Mondiale

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Gonzalo Higuain, dopo aver trascorso il capodanno a Buenos Aires, si confessa sulle pagine del quotidiano argentino Olè. Ha molto da dire, a cominciare da Napoli. “E’ intensa la città. E’ pazzesco, il calcio viene prima di tutto. Ma per me, che amo questo sport, è un posto bellissimo, perché vivono per questo, nel bene e nel male. Grazie a Dio,  mi hanno dimostrato un amore immediato. Per quanto riguarda la vita sociale è complicato, perché non hai la facilità, che c’è nelle altre città, di muoverti tranquillo. Ma Napoli ti dà altre cose, l’amore del popolo, per esempio… I napoletani sono appassionati all’estremo e questo lo amo “. Si sbottona.

Dal Real Madrid a Napoli, hai avuto dubbi?

“No,no. Il presidente mi ha convinto subito con un tecnico di elevato livello come Rafa Benitez, con il progetto che aveva per il club… E mi motiva a cercare di aiutare la squadra a crescere, a scrivere la storia. Sappiamo che è difficile, ma è una bella sfida.”

Sullo stile calcistico italiano. ” A priori, tutti dicono che l’Italia è più tattica: posso confermare e dire di sì. Sono molto diversi i tornei a livello tattico. In Italia, quasi ogni squadra gioca con un difensore in più e questo nel campionato spagnolo non accade. Giocherai la maggior parte delle partite, sapendo che si difenderanno in cinque e questo sconvolge un po’ i piani quando si attacca e quando si cercano gli spazi. Credo che questa esperienza mi permetterà di migliorare come giocatore. Venire qui ha un po’ a che fare con questo, con la sfida di un nuovo torneo e con esigenze diverse”.

A Napoli si va indietro a prendere la palla, c’è un lavoro diverso rispetto a quello che hai fatto a Madrid?

“Questo è accaduto nelle ultime partite per circostanze di gioco. Odio essere statico e se posso dare una mano a questo proposito lo farò. Ma io sono un giocatore che ama essere sempre vicino all’area di rigore”.

Ti senti più giocatore nel Napoli?

“Sto giocando di più, ho più fiducia e questo si riflette sul terreno di gioco. La verità è che sono molto felice di questo nuovo progetto”.

Sembra che quasi non ti sia costato l’adattamento …

“Avevo parlato abbastanza con il Pocho Lavezzi e Campagnaro. Inoltre, mi sono subito abituato, nel senso che si tratta di gente molto simile a noi. L’italiano, in generale, ma di più il napoletano. Inoltre, a causa di Diego, che è entrato nel loro cuore, l’argentino avrà un affetto speciale. E, come ho detto prima, è una città divertente, nel senso che è un pasticcio: alla guida sono terribilmente passionali. E ‘un po’ come l’Argentina e quindi l’adattamento è più veloce”.

Da tanto tempo ha smesso di giocare, ma quanto è ancora presente Diego?

“Sarà  presente per tutta la vita, Diego non se ne andrà mai dal cuore dei napoletani. Ha fatto molto per questa squadra e il Napoli lo amerà per sempre. E’ per questo che un argentino riceve un affetto speciale”.

Hai parlato con Maradona da quando sei a Napoli?

“No. Ho letto le dichiarazioni fatte su di me, ma non ho avuto la possibilità di parlargli. Non dimenticate che Diego mi ha indirizzato, è stato l’allenatore che mi ha portato alla Coppa del Mondo e quindi gli sarò sempre grato, perchè questa esperienza a 22 anni era qualcosa che stava solo nella mia testa. Con solo due partite di eliminatorie andare al Mondiale… Per questo gli sarò grato per aver avverato quel sogno”.

Come ricordi  il debutto con il gol nella partita epica contro il Perù?

“Fu una eliminatoria turbolenta, non erano anni facili e per di più ci classificammo appena. Col Perù pareggiammo 1-1 e siamo dovuti andare a giocare la vita con l’Uruguay, ma per fortuna si vinse alla fine e andammo a Montevideo con un materasso di tranquillità, con una squadra difficile sulla strada. E ripeto che essere andato alla Coppa del Mondo è stato un sogno che si è avverato”.

Sono passati 4 anni, è diverso presentarsi in questa nazionale?

“Sono andato al Mondiale senza esperienza. E giocare un Mondiale non è facile. Questo mi ha dato un enorme peso. Aver giocato così giovane il Mondiale e la Coppa America. Ed ora mi sento molto più maturo in Nazionale per la fiducia che mi ha dato il tecnico e perché ho fatto così bene nella eliminatoria. Ho aspettato molto questo momento, ho faticato molto. E ‘anche vero che uno va in Nazionale per quello che fa nella sua squadra. Nessuno ti regala niente. Dopo il difficile è rimanere, rimanere è ancora più complicato che ottenere la Nazionale. Voglio restare molti anni perchè per me giocare in Nazionale è qualcosa che non può essere spiegato”.

La palla dei tre gol della partita con la Corea dove si trova?

“A casa, ben custodita (ride). Una palla importante. Un domani, quando sarò più vecchio, quella palla sarà un bel ricordo”.

Quali altri tesori le fanno compagnia?

“La palla del campionato che vincemmo con il Real Madrid, quando ho fatto il goal del 2-1 all’Osasuna. Quella dei quattro gol al Malaga…”

Che cosa provi quando vedi un bambino piccolo con una maglia della nazionale che dice Higuaín nella parte posteriore?

“E’ un po’ pazzo, in realtà che un’altra persona prende la tua maglia … Ma è carino… E ‘importante raggiungere i bambini piccoli e se hanno la tua maglia è perché ti tengono come esempio. Mi commuove. La mia famiglia o gli amici mi dicono: “Ho visto un sacco di maglie tue”. E la verità è che è molto carino, ma anche un po’ pazzo, non c’è dubbio. Cerco di godermela, perché un domani quando non giocherò più , non vedrò più le mie maglie addosso ai bambini”.

Chi ti conforta quando hai delle cattive giornate?

“Ho avuto il grande vantaggio di avere un padre che giocava a calcio. Lui è fondamentale. Ma ho anche la mia famiglia, i miei amici. Loro mi consigliano, ma è difficile a volte. E’ chiaro che  nessuno mi ha costretto a giocare a calcio, che mi sono impegnato perché era quello che amavo. E non tutti hanno la fortuna di poter fare ciò che amano ed essere pagati. Per questo dico molto chiaramente che a volte si deve donare un po’ di quello che si ha ed essere sensibili rispetto ai bisogni degli altri”.

Quando hai capito che un tuo autografo o una tua foto potrebbe cambiare la vita di qualcuno?

“Quando (per beneficenza) abbiamo consegnato i doni ai bambini negli ospedali … Ti guardano e sembra che stanno vedendo Dio. Mi cambia la vita, è un momento che ci rende tutti felici: loro e me. La cosa più bella è fare ridere qualcuno. Quando vedi questi piccoli ridere, è bellissimo”.

Anche quando passi per strada le persone impazziscono?

“Ci sono persone che fanno cose folli, ma va bene … Della pazzia dobbiamo vivere. Colui che non fa follie non ottiene quello che desidera. La follia sana non è un male”.

Cosa vuoi chiedere per questo 2014?

“Oh, tante cose… In primo luogo, la salute, perché senza la salute non si può andare al Mondiale… Inoltre, di poter far bene nella mia squadra… E infine, naturalmente, arrivare alla finale in Brasile: chiederò la Coppa tanto desiderata da tutti… Sarebbe il sogno perfetto: vincere il Mondiale ovunque sarebbe fantastico, e in Brasile… Ma dobbiamo stare calmi, non possiamo pensare di vincere il mondiale senza aver giocato la prima partita”.

 

 

 

 

 

 

 

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