Higuain e Palacio, il big match passa per i piedi dei due fuoriclasse argentini

Fu amore a prima vista: ma ora, asciugate le lacrime, il senso d’adorazione diffuso è la cartina di tornasole d’una venerazione per l’ultimo deo pagano. Si scrive Higuain e si ripensa alla scena madre d’un semestre da principe (del gol) azzurro, dal pianto carico d’ira per aver buttato via un sogno condiviso con la sua nuova fiamma accarezzata con dolcezza: «Qui sono un uomo felice, sento ogni giorno di più l’affetto della gente, la loro attenzione. E sono contento d’aver scelto Napoli».

A CASA SUA. E’ la storia che si ripete, è quel tenero cordone ombelicale che lega Napoli a Buenos Aires (all’Argentina più in generale), che spinge a scegliere laggiù quegl’idoli da cullare in quel San Paolo da mille e una notte: e saranno affinità elettive, o magari empatia, o sarà la somiglianza netta che trasforma i vicoli in “calles” e che traccia scugnizzi ovunque: «Quando stai per atterrare a Capodichino e lanci il tuo primo sguardo ha una impressione netta: quello di essere a casa». E sull’uscio della Champions, l’eco di quella musica ormai lontana e il sapore perduto d’una conquista da rinviare ancora, hanno abbattuto ogni resistenza e reso umanissimo quel bomber altrimenti cinico, undici reti complessive – sette in campionato, quattro ahilui inutili per starsene tra l’élite d’Europa – e la dimensione onirica concessa ad una squadra ch’è sua, indiscutibilmente legata al suo enorme talento, alla capacità di far reparto da solo spingendosi fino a far la differenza.

LA GUIDA. El Pipita è ormai il leader carismatico della Napoli che procede a fari accesi nella notte dell’Inter, raggiante per aver avuto la conferma che in quell’idea di calcio c’è più di qualcosa di buono e però soprattutto estasiata (pur nella malinconia del momento) d’aver scoperto l’altra faccia d’un goleador che ha toccato le corde più sensibili del San Paolo, sino a confonderlo, facendolo vibrare, eccome. Pure gli iceberg delle aree di rigore, quegli uomini (teoricamente) glaciali, hanno un cuore che batte e nelle lacrime napulitane di Higuain sono racchiusi la tristezza per la sconfitta, l’orgoglio personale ferito ma anche il senso d’appartenenza ormai accertato, certificato, “beatificato”. Si scherza con i fanti, mica con Higuain…

Il talismano dell’Inter che non vuole scivolare a -7 dal terzo posto e dal Napoli è Rodrigo Palacio, il bomber nerazzurro che domenica nel 3-3 contro il Parma è tornato a segnare dopo 3 incontri in cui era rimasto a secco. Il Trenza non ha mai perso quando si è trovato di fronte gli azzurri e nei 4 match disputati contro la formazione partenopea ha ottenuto 3 successi e un pareggio firmando 2 reti e altrettanti assist. Benitez giustamente lo teme e per marcarlo chiederà massima attenzione alla sua linea difensiva perché conosce quanto possono essere letali gli scatti in profondità dell’ex attaccante del Genoa e perché ha notato che Palacio sa far male in trasferta dove ha realizzato 5 dei 9 gol in Serie A, ma ha anche servito assist preziosi ai compagni.

DOPPIA CIFRA. Il numero 8 nerazzurro è già arrivato in doppia cifra (11 reti) grazie ai 9 centri in campionato e ai 2 in Coppa Italia. Nonostante quest’anno non possa giocare in Europa League, se non avrà una flessione di rendimento è probabile che riesca a battere il record di 22 gol stabilito la scorsa stagione, la sua prima con addosso la maglia dell’Inter. Nella formazione di Mazzarri che ha il miglior attacco del torneo, lui è il diamante più luminoso, il top player, l’unico davvero insostituibile e stasera cercherà di firmare la prima rete al San Paolo, stadio dove ha giocato una sola volta con la maglia del Genoa (finì 0-0 nel gennaio 2010).

PASSATO E FUTURO. Palacio nell’estate 2012 avrebbe potuto firmare per il Napoli che andava alla ricerca di un attaccante con le sue caratteristiche. Mazzarri lo aveva inserito nell’elenco delle alternative al Pocho, ma la rincorsa di De Laurentiis a Rodrigo iniziò troppo tardi. Inter e Roma avevano già un notevole vantaggio e i nerazzurri riuscirono a spuntarla. Con un’azione più decisa e… convincente di De Laurentiis su Preziosi, stasera l’argentino avrebbe potuto giocare Napoli-Inter con un’altra maglia. Di certo Palacio non si è pentito della scelta di traslocare da Genova a Milano e la conferma arriva dal fatto che il suo agente sta trattando il rinnovo del contratto in scadenza nel 2015. La volontà di andare avanti insieme c’è sia nell’Inter sia nel giocatore e ad inizio 2014 arriverà anche la fumata bianca. Resta da trovare un’intesa sulla lunghezza dell’accordo (2017?) e sui bonus per soddisfare il giocatore, ma il lieto fine è altamente probabile. Perché il Trenza vuole vincere in nerazzurro e firmare con il club di Thohir l’ultimo contratto importante della sua carriera.

FONTE Corriere dello Sport

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