Fischi, applausi o indifferenza? Mazzarri spacca Napoli

Lo accoglieranno come un traditore oppure lo sommergeranno di applausi? Chissà. Certo, per Walter Mazzarri la notte del San Paolo non sarà come le altre. Lo ha detto lui stesso nell’intervista al Mattino: «Vorrei tanto che i napoletani si ricordassero dei quattro anni felici passati insieme». Già, 182 partite sulla panchina azzurra. Ma l’aria che tira, non è buona. Arriveranno in almeno 45mila per vedere la sua Inter contro il Napoli: venduti fino a ieri 25mila tagliandi (più i 14mila abbonati). Insomma, già più spettatori che nella sfida di Champions con l’Arsenal. Di sicuro non verrà certo ricevuto come nel 2000 i tifosi del Barcellona accolsero Luis Figo che secondo Marca, il quotidiano sportivo più famoso di Spagna, guida l’elenco dei venti grandi traditori della storia del calcio. Passò dal Barcellona al Real e in Catalogna la presero malissimo: tant’è che alla prima gara al Nou Camp da avversario lo accolsero lanciandogli una testa di maiale. A Roberto Baggio che rovinò l’estate dei Mondiali ’90 a tutta Firenze firmando per la Juve non andò un po’ meglio: però al Comunale si rifiutò di calciare il rigore contro i viola.
Diego Occhiuzzi, argento nella sciabola alle Olimpiadi di Londra, si schiera nel mezzo. «Da sportivo dovrei dire sempre applausi per quello, anche alla luce del fatto che ha dato tantissimo nei suoi anni napoletani. Però devo dire che non è stato carino il modo con cui è andato via durante una fase di crescita della società. Né mi è piaciuto il fatto che abbia portato con lui giocatori importanti come Campagnaro. Da tifoso allora mi viene da dire: né fischi né applausi. Rispetto per l’avversario ma nulla di più». Un modo per dire: c’è qualcosa che fa più male dell’indifferenza?
Edoardo Bennato, cantautore e rocker, non ha alcun dubbio: «Io sono tifoso perché mio padre da piccolino mi portava a vedere il Napoli e sentimentalmente è solo la maglia quella che mi coinvolge. Gli altri, gli allenatori, sono capitani di ventura che oggi ci sono e domani no. Figurarsi dunque se mi meraviglio che uno prende e se ne va. Non illudiamoci in questo calcio vince solo chi ha più soldi». 
Benedetta Valenzano, attrice, in questi giorni sul set con Gigi Proietti per una serie tv per la Rai, spiega: «Io sono per gli applausi. Di quelli a scena aperta, tipo standing ovation. Lui scelse di andare via subito dopo la gara con la Roma, che si giocò in trasferta, ma meritava di fare un giro di campo con tutti gli onori del caso. Come è successo all’Inter quando andò via Mourinho: non mi sembra che nessuno a Milano lo abbia chiamato traditore. Ci vuole anche un po’ di gratitudine nei confronti di un allenatore speciale come lo è stato Mazzarri».
Carlo Alemi, presidente del Tribunale di Napoli, ha la memoria lunga: «Una volta in 90mila andarono allo stadio solo per fischiare Paolo Rossi che aveva detto di no al trasferimento in azzurro. Ora il pubblico napoletano è più maturo: sa che quello che conta è la maglia e chi andrà allo stadio lo farà perché vuole conquistare i tre punti per continuare a credere nel successo in campionato. Mazzarri? Io mi volto da un’altra parte, lo ignoro. Ha fatto la sua scelta legittima, io da tifoso faccio la mia: se lo fischiassi gli darei troppa importanza. Un rimprovero glielo faccio, però: doveva essere molto più chiaro sul suo futuro».
Maria Mazza, da tempo simbolo del tifo azzurro in gonnella, vola alto: «Non mi va di considerare Mazzarri un traditore, né penso questo di Cavani e Lavezzi. Sarò allo stadio e non lo fischierò. Spero non la faccia nessuno: non dimentichiamo che il tecnico azzurro ha tanti meriti nel percorso di crescita di questo Napoli. La riconoscenza è importante. Lo applaudiamo e poi vinciamo 4-0. Così alla fine siamo davvero tutti contenti».
Ogni giudizio è lecito. Cambiare panchina è un peccato o un diritto? Ma, in ogni caso, piano con la parola traditore. Quelli, per Dante, finiscono all’inferno, immersi nell’acqua ghiacciata. Esagerato.

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