Quel cuore azzurro che tanto piace ai tifosi…

E a cercare il momento in cui, in questo lungo, disperato cammino attraverso il girone di Champions che ha visto l’incredibile epilogo di un Napoli eliminato a dodici punti, la qualificazione è stata perduta. Conta poco, però. Quello che conta è altro, in questa notte di stelle e di cadute, in questa notte in cui forse il progetto Benitez ha gettato una mano di cemento e qualche importante mattone per la sua costruzione. Quello che conta è che il San Paolo, tra mille problematiche, ha dimostrato di essere lo stadio campione d’Europa; a partire dal magico urlo alla fine dell’inno, e chi ha il coraggio provi a negare il lungo brivido e la pelle d’oca; continuando con i fischi al palleggio inglese, e con la spinta costante alle azioni d’attacco degli azzurri, e con l’esplosione di gioia al gol di Higuain; terminando con l’ovazione tra le lacrime tributata a undici leoni, che hanno meravigliosamente rimpiazzato la sapienza tecnica e l’abilità tattica con un immenso cuore pulsante. I tifosi azzurri, su questo oggi non ci devono essere dubbi, sono i migliori del continente e meritavano altre notti di stelle scintillanti.
Un altro dato che rimane è la voglia e l’applicazione di tutti gli uomini in campo, nessuno escluso, e ovviamente il risultato conseguito. Se la Juventus può recriminare per un’eliminazione con sei punti, cosa devono dire gli azzurri fuori con dodici, e avendo rifilato all’Arsenal un secco e meritato due a zero?
Tre vittorie su tre in casa e una in trasferta per una squadra rubricata in quarta fascia: a memoria non ci sovviene un precedente di tale entità. Questo dice una cosa forte e chiara, e cioè che fin d’ora, con un progetto in fase di pieno completamento e con infortunati importanti come Hamsik e Zuniga, il Napoli può far sentire la propria voce a qualsiasi livello.
Cuore, insomma. A prescindere dal risultato, e al di sopra di ogni qualificazione, quello che il tifoso chiede è il cuore, in ogni singola partita; quel cuore che non ha visto col Parma, con l’Udinese, col Sassuolo; quel cuore che non è stato messo in campo a Londra e a Torino, partite che i nostri ragazzi non hanno mai iniziato; quel cuore che a intermittenza ha pulsato a Roma, quando siamo stati condannati soltanto da episodi negativi.
Il tifoso ci mette il cuore, e lo vuole indietro dai giocatori in campo. Non importa lo stop sbagliato, non importa l’amnesia difensiva o il gol mangiato, se alla fine in coscienza si può dire di aver dato il massimo, tutto quello che si aveva in corpo. Crediamo perciò di aver assistito, ieri sera, a un momento davvero epico. Una squadra tecnicamente inferiore che riesce a mettere spalle al muro una delle compagini più forti del mondo, che sta cavalcando indisturbata in testa alla Premier League, con la formazione migliore possibile in campo.
Una squadra inferiore, sì, ma mille volte superiore per voglia, per forza, per applicazione. Per cuore.
Non è la vittoria, né i due gol di pregevole fattura dei soliti Higuain e Callejon che contano, per il tifoso.
Conta il fatto di aver ritrovato la propria squadra, quella che non lascia fiato a nessuno, nel proprio stadio.
E siccome in campionato tutti gli scontri diretti saranno giocati qui, subito prima di addormentarsi, e anche se ha il cuore spezzato, il tifoso può concedersi un bel sorriso.

Fonte: Il Mattino

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