L’editoriale di Ivan De Vita: “Walter e daccapo”

Quel 15 dicembre è alle porte. Lo stai attendendo, dal giorno dei sorteggi. Lo stai attendendo soprattutto perchè sei in ansia e vorresti capire come reagirai. Potrai avere mille amanti, ma vedrai sempre negli occhi di tua moglie la luce della vita.

Caro Walter vorrei essere lì con te domenica sera. Vorrei essere ai piedi di quella scaletta. Scrutare il tuo sguardo, sentire il tuo battito, pesare le tue parole sulla bilancia delle emozioni. Perchè, malgrado le dichiarazioni di facciata negli ultimi giorni, ne proverai di emozioni con il San Paolo ad affilare i denti sopra la tua folta chioma.

Tutto l’azzurro che ti circonderà non ti appartiene più. Il tuo azzurro ora è quello di una notte buia, di quelle in cui l’alba non sembra mai arrivare. Accanto avrai tanti tuoi ex ragazzi, martellati e difesi in quattro anni di sussulti e debacle. Sono parte di te, come puoi non accennare un sorriso. Proprio uno dei tuoi adepti dai tempi di Genova, Christian Maggio, vestirà la fascia al braccio. Il tuo Capitano, condottiero napoletano di tante battaglie insieme, sarà in tuta e con il viso imbronciato. Non è più il tuo Paolo. E ti farà male.

Non provare a baciare i santini prima di salire. E’ vero, grazie al loro supporto sei riuscito spesso a sfondare le porte avversarie ben oltre il 90′. Anzi, sei stato uno dei più agguerriti “fedeli” quando l’anno scorso erano stati rimossi per un periodo e una coltre di sfiga si era abbattuta su Fuorigrotta. Ora, però, ti volteranno lo sguardo. In città ti dipingono come un traditore e loro, si sa, sono dalla parte del popolo.

Traditore, già. Perchè hai lasciato Napoli preferendo altri lidi. E forse lo avevi deciso da tempo. Tu e l’azzurro vi siete arricchiti a vicenda, maturando insieme la crescita dei vostri sogni e delle capacità per realizzarli. Ad un tratto, poi, son mancati gli stimoli. A quel punto trascinare una storia verso il baratro è immorale. Hai dato il massimo fino all’ultimo giorno, tra mille chiacchiere e tanti insulti. A me questo basta. Alla mia gente no, accecata dall’amore per la propria terra. Hai pianto e gioito con noi, non dovevi lasciarci sul più bello. Ma tranquillo, qui si ragiona di pancia e mai un addio è stato accettato di buon grado. Chiedi al Pocho o al tuo Edi per maggiori informazioni. O potresti domandare a Zuniga come nel corso di una sola serata ci si trasforma da opportunista fedifrago a idolo semplicemente saltellando “Chi non salta juventino è”.

Sarai pensieroso, Walter. Mani in tasca e spalle al muro. Beppe Santoro ti darà una pacca sulla spalla. Il magazziniere che conosci benissimo ti offrirà un bel caffè napoletano. Dirai di no, sei troppo nervoso. Ripensi all’ultima volta. Era maggio, Napoli-Siena. 2-1, in rimonta. In quattro stagioni nulla era cambiato, a parte il tuo taglio di capelli. Nell’ottobre 2009, nella tua prima apparizione in questo stadio, finì 2-1 contro il Bologna. In rimonta. In mezzo le gare al cardiopalma sono state innumerevoli: Napoli-Lazio 4-3, Juventus-Napoli 2-3, Steaua Bucarest-Napoli 3-3 solo per rammentarne alcune. I piazzamenti europei, i tabù violati, le serate da sballo in Champions, il trionfo in Coppa Italia al cospetto dell’odiata Juve. Certo le delusioni non sono mancate, com’è giusto che sia. Milano e Torino muri invalicabili, il crollo di Londra in casa del Chelsea, l’harakiri di Bologna nel maggio 2012. Un serbatoio di ricordi che difficilmente si cancelleranno.

Hai creato calciatori con la bacchetta magica, spingendo un gruppo di media caratura a guardare vis-à-vis i fenomeni europei. Quel Napoli aveva un’anima che rappresentava un intero popolo. Impegno e dedizione per oltrepassare limiti strutturali. Hai fatto anche tanti sbagli, spesso assecondando dissennate scelta societarie. La storia patetica dei “titolarissimi” e la gestione di alcuni giovani, relegando ai margini buona parte della rosa. L’incapacità terribilmente crescente di gestire i momenti cruciali e gli umori della piazza. La tua resa trova lì le sue prime orme.

Vai in campo, Walter. Cerca almeno di non sbagliare panchina. Urla e lotta come hai sempre fatto, non avrai i nostri occhi addosso. Anche perchè è tutto un film già visto. Toglierai cappotto e giacca se la partita non girerà per il verso giusto, il fuoco che hai dentro vincerà il freddo. Sarai lì a sbraitare, ad aggiustarti nervosamente gli occhiali sul naso, a riempire di “avete visto?” i tuoi calciatori in panchina come il padre fa con i suoi pargoli. Ma, in tutta sincerità, spero di rivederti azzannare l’arbitro indicandogli il polso e il tempo da recuperare. Non saremo lì con te. Saremo sull’altra sponda.

Grazie di tutto, Walter. Quando sgorgherai fuori dai meandri del San Paolo ti girerà la testa. La curva che incita, quella che tuona “The Champiooooons!!”, non è più la tua curva. Ti mancherà, lo so. E forse verserai una lacrimuccia. Sii fiero. Quel Napoli che hai allevato è diventato grande. Cammina da solo, senza di te. Ha le tue stigmate, ma ha una nuova identità. Da ieri sera ha un’anima d’acciaio, un’anima vincente che può conquistare il mondo. Applausi per te, mister. Ora, però, accosta a destra. Ammiraci. Applaudi. Walter e daccapo.

Ivan De Vita

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