Brutta e senz’anima. Partiamo da questo.

Brutta. Bruttissima serata. Abbiamo visto mostri e fantasmi e zombie che si aggiravano nella nostra area di rigore manco fosse Halloween. E questa cosa non è piaciuta a nessuno.

Partiamo da questo.

Sia per raccontarvi di come si è vissuta la partita di ieri in curva, sia per affrontare le prossime sfide di coppa e campionato. La partita con la Lazio ci aveva dato quella puntina di fiducia in più per i tre punti d’oro conquistati, ma ci aveva spaventato tanto per quanto abbiamo sofferto quando avevamo un solo goal di vantaggio. Il pareggio era sempre in agguato e il 4-2 di Callejon ci ha dato la tranquillità necessaria per arrivare al triplice fischio senza finire le scorte di Xanax. Ieri questa tranquillità non c’è stata. Qualcuno in settimana aveva detto che al Napoli per vincere servono sempre 4 goal, perché almeno tre li becchiamo. Io direi anche cinque, per far sì che non salti nessuna coronaria a nessuno.

Ripartiamo anche da questo.

Il pre-partita è passato tra sorrisi, abbracci, saluti a chi è tornato dopo due mesi di lontananza per lavoro, noccioline, distribuzione di maglie, probabili formazioni e “Che sta facendo ‘o Milàn?”. Sapevamo che era in forse Reina, sapevamo che non avrebbe giocato Behrami, sapevamo Hamsik ancora out per un pestone che poi è diventato un ematoma che poi è diventato un problema un po’ più serio che poi è diventata una frattura che poi è diventata un’amputazione. E sentivamo che sarebbe stata la prima di Yeyeyè ed eravamo quasi emozionati. Più per dare prova del nostro francese, con ansia da prestazione, che per non vedere più Armero dover difendere in maniera indifendibile. Fatto sta che quando entrano in campo per il riscaldamento, siamo tutti lì, mento proteso in avanti, occhi socchiusi prima di capire che, forse, sarebbe stato meglio indossare gli occhiali da vista, e dito ad indicare a caso qualche azzurro: insomma, “addo’ sta Yeyeyè?”.

Partiamo anche da questo. La curiosità per giocatori nuovi e la speranza che ci facciano vedere cose diverse da quelle viste fino ad ora. E che l’anno nuovo ce ne porti degli altri.

A porta Rafael non dispiace. Nel riscaldamento. In partita, è tutt’altra storia. C’è chi è convinto che lo spirito di Rosati si sia impossessato del brasiliano. Perché Rafael è brasiliano e, si sa, i brasiliani si divertono a giocare coi piedi. Noi, invece, ci divertiamo molto meno quando la palla danza pericolosissimamente sulla linea della porta. Lui simula una perfetta tranquillità, ma la puzza che abbiamo sentito fino in curva l’ha tradito. O eravamo noi. In tutti i casi, io non ripartirei da questo.

Il primo tempo è surreale. Al primo goal non capiamo niente. Vediamo la curva A esultare, Pandev esultare, Higuain esultare, poi il settore dei distinti e la tribuna. A quel punto non possiamo fare brutta figura ed esultiamo anche noi, ma gridiamo il nome del macedone solo al secondo “Goran”. Quello della doppietta, invece, lo abbiamo visto bene. Un’azione del Pipita che vale i suoi 40 milioni e il solito Pandev che si gira alla perfezione, col tempo giusto e con la precisione di un cecchino. Quello dell’Udinese, infine, lo abbiamo visto, ma con la bestemmia in differita perché una parte di noi era convinta che fosse in fuorigioco. Fuorviati da un amico che dice di fare l’arbitro, ma dopo ieri abbiamo qualche dubbio, e che insisteva che dopo il goal, anche se il tempo è finito, si deve tornare a centrocampo. Noi gli vogliamo bene e abbiamo voluto credergli con tutte le nostre forze, ma quando il tabellone ha segnato il 2-1, con un po’ di ritardo, le nostre e le sue certezze sono crollate. E gli abbiamo voluto un po’ meno bene. Insomma, per noi il primo tempo è terminato 1-0 per noi.

E ripartiamo così per il secondo. Io mi fermo qui. E’ molto doloroso raccontare il loro secondo goal, Rafael sempre fuori dai pali, il goal di Smaili dopo l’ennesima grande giocata del Pipita, campione sprecato per una squadra incompiuta, il mancato 4-2 del solito inutile ed evanescente Insigne, che se sai, e lo sai, che hai una difesa così non puoi sbagliare il 4-2 della tranquillità. E, infatti, arriva il terzo, in cui fanno quello che vogliono. Da qui il silenzio di uno stadio intero. Il mio personale sfogo di fine partita. E poi il silenzio.  Due punti persi. La giusta considerazione del fatto che una volta, tanto tempo fa, eravamo in grado di gestire il vantaggio, facendo girare palla benissimo. Adesso girano sempre, ma non più in quel senso. A fine partita, gli azzurri vengono sotto la curva e ci applaudono. Fanno bene ad applaudirci e farebbero meglio a meritare anche i nostri di applausi. Ma ripartiamo anche da questo gesto, che ieri mi ha fatto molto arrabbiare, ma che oggi a mente fredda lo voglio vedere come una volontà di maggiore impegno, anche in vista della partita del miracolo contro l’Arsenal.

Nel pre-partita due amici, in due momenti diversi, di due gruppi diversi, dando le spalle al campo, ma con gli occhi sugli spalti, sono venuti da me e mi hanno confessato di venire allo stadio “any given sunday” soprattutto perché qui ci trovano una bella famiglia, l’atmosfera che ti fa lasciare a casa i problemi e trovare, in tutti i casi, sorrisi di belle persone. Ecco, io oggi trovo giusto ripartire da questo.

Sempre Forza Napoli!

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