Difesa azzurra spesso sotto accusa ma i dati sostengono il buon lavoro del reparto arretrato

Negli ultimi tempi in casa Napoli tutti i riflettori sono puntati sul meraviglioso attacco azzurro, di come Higuain possa cancellare il fantasma di Cavani, delle tante scelte di Benitez per il reparto più avanzato e dello stato di forma delle varie pedine partenopee. Volendo essere più critici, l’attenzione poi si sposta su un centrocampo di carattere ma che a volte non filtra a dovere e spesso va in affanno contro le big, soffermandosi ogni volta però, davvero poco sulla difesa e sulla rivoluzione totale che questo reparto ha subito negli ultimi mesi. Dall’avvento di Rafa Benitez non sono cambiati solo gli interpreti ma anche il modulo, dovendo rivoluzionare in pochissimo tempo il modo di giocare e di ragionare davanti all’estremo difensore, anche egli alla prima stagione in azzurro. I tre ko consecutivi del Napoli contro Roma, Juventus e Borussia Dortmund sono anche scaturiti da errori personali e corali del reparto più arretrato ma, andando ad analizzare dati e singoli, la situazione non è così negativa, anzi.

Partiamo proprio da Josè Manuel Reina, conosciuto ai più come Pepe. Non era facile raccogliere l’eredità di un leader dentro e fuori il rettangolo verde di gioco quale Morgan De Sanctis eppure lo spagnolo ci è riuscito al meglio, plasmandosi alla perfezione con l’ambiente ed il tifo di Napoli, godendo di una naturale empatia con la città e la piazza partenopea. Il suo modo di giocare poi, ha piacevolmente colpito tutti: preciso, cinico e dal gran carattere, dal piede fatato e dal rilancio “assassino”, è praticamente impeccabile. Ragiona con freddezza ed in una frazione di secondo, mettendo al servizio della squadra l’immensa esperienza conquistata tra Liverpool, Nazionale spagnola e Barcellona. Squadre non da poco, insomma. Lo conosceva bene Benitez che ha puntato tutto su di lui, nonostante  abbia alle sua spalle un secondo di ugual talento quale Rafael, che quanto prima troverà sicuramente lo spazio meritato, magari in Coppa Italia.

Andando un gradino più avanti troviamo i centrali di difesa, solitamente Albiol e Britos. Lo spagnolo è davvero impeccabile, sintesi di qualità, fermezza e precisione. Un vero leader, di poche parole ma dal carattere forte, che sa fare la differenza anche nei big match ed in Europa. Quando c’è lui si sta tranquilli. Britos il popolo napoletano ormai lo conosce bene, alla seconda stagione in azzurro. Recuperato completamente dall’acciacco alla spalla proprio in un buon momento della sua carriera, è tornato in campo contro la Lazio, rilevando Fernandez che ultimamente stava trovando più spazio e che rimane a disposizione di Benitez anche per il turn over delle prossime gare. Anche in questo caso i cambiamenti sono stati morigerati, centrali di difesa erano e così sono rimasti.

Le novità ed ahimè, i dolori, ultimamente stanno provenendo dai terzini. L’assenza di Zuniga si avverte più del previsto, con il colombiano che grazie al lavoro di quantità e pazienza fatto in passato da Mazzarri, era perfettamente in grado di ottemperare perfettamente alla fase difensiva ed al contempo a quella offensiva, aspetto che crea ancora difficoltà a Pablo Armero. I maggiori interrogativi infatti sono tutti per lui, che si sta adattando a questo nuovo ruolo ma che spesso è troppo irruente e poco concreto, soffrendo la pressione degli avversari. Dal lato opposto Christian Maggio che se in forma smagliante è davvero letale per il gioco partenopeo ma se affaticato o in serata no, si limita ad una buona prestazione prediligendo paradossalmente la fase difensiva. Sabato contro l’Udinese al “San Paolo” intanto, potrebbe essere davvero il momento di Anthony Réveillère, nuovo acquisto azzurro e terzino di ruolo con un bagaglio internazionale da far invidia a tutti. Nonostante le critiche che provengono spesso dagli addetti ai lavori sotto l’ombra del Vesuvio, sono solo quattordici i gol subiti in altrettante giornate dagli azzurri, risultando la terza difesa meno battuta del campionato in condominio con l’Inter. Se questa è crisi, figuriamoci se non ci fosse.

Alessia Bartiromo
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