Nello Mascia: “Una serie A movimentata tra l’esordio di Thohir, i bambini dello Stadium e la pazzia di Spolli”

Interessante come sempre la rubrica di Nello Mascia “Falli da dietro, commento al campionato”. Oggetto di spunto la quattordicesima giornata, in tutte le sue sfumature. Ecco quanto ha scritto sullo scorso week end.

“A Bergamo Strootman all’ultimo minuto regala il quarto pareggio consecutivo a
Garcia. Ma non riesce a nascondere le inquietudini di una squadra che
lentamente sfarina, alla ricerca della smarrita allegria. L’ allegria è d’obbligo a San Siro. C’è la prima assoluta di Thohir. Ipocrita allegria. Come quella di Moratti che zompetta come un bambinone scemo a ogni azione nerazzurra sotto gli occhi sorridenti e un po’ sorpresi del giovane magnate orientale. In realtà a San Siro si celebra una mesta sconfitta. La resa della classe dirigente italiana  dinanzi al “nuovo” che avanza, non privo di ombre. La festa, nata per essere mesta, è definitivamente rovinata all’ultimo minuto dal pareggio doriano.

Aria di festa allo Stadium. Gli ergastolani sono imbattibili. Quanto a
ipocrisia e a disprezzo delle regole. Si inventano la grande paraculata di
“aprire le curve squalificate per razzismo ai bambini”. Tutti entusiasti. La
Federazione si affretta ad annullare la squalifica che aveva stabilito la
chiusura di quelle curve. Ma chi se ne frega, dai. Un’operazione di marketing
furbastra magnificata da stampa e tv, dove tutti si sentono più buoni. Ma
l’imprevisto sberleffo grottesco è dietro l’angolo. I bambini di Torino non
sono ergastolani, sono bambini. Fanno quello che vedono fare dai
grandi. E ovviamente urlano “Meerda” contro gli avversari per tutta la gara.
Mandando a puttane quella costruzione del nulla. Ma quel grido ci rimarrà
nelle orecchie come un monito terribile. Stiamo perdendo una partita importante. Quella di creare cittadini responsabili. Il dibattito è aperto. Via alla settimana di guazzo vuoto dei grandi pedagoghi televisivi di turno.

Finale di partita.  I giocatori della Lazio chiamati sotto la curva a render conto agli ultra della sconfitta. A testa bassa. Racconto di catastrofi già avvenute. Chi
comanda nel calcio? In settimana il DS laziale Tare aveva fatto inquietanti dichiarazioni in seguito alla retata degli ultras a Varsavia: “Gli ultras non avevano fatto niente di male, erano venuti a Considerando i coltelli e le asce sequestrate come oggetti di uso personale”. Tutti ci portiamo un’ascia appresso quando andiamo all’estero. Niente da fare, le società sono complici delle curve e cambiare le cose non interessa a nessuno. La gara all’Olimpico ci regala una sonora vittoria più per pochezza dell’avversario che per meriti nostri. A parte il ritrovato sontuoso Hidalgo. La chiave è probabilmente la posizione di Pandev che agisce con grande intelligenza nello spazio fra Biglia e le due pippe centrali Ciani e Cana. Ma tutte le perplessità restano intatte sulla compattezza della squadra e l’inadeguatezza di Armero e Britos.  E’ una gioia per gli occhi ammirare in Keita un sicuro fuoriclasse, protagonista predestinato del prossimo decennio.

Finale di partita. A Catania Spolli fa molto peggio dei bambini di Torino, perchè non è un bambino, lui. E urlare a Balotelli: “Negro di merda” in diretta tv è proprio da vomito. Aspettiamo le decisioni del giudice. Non aiutano le dichiarazioni di Di Canio e Allegri che si affrettano a minimizzare. Non ci siamo proprio. I decaduti rossoneri comunque brindano al successo nello spareggio per non retrocedere (insomma, o qualcosa del genere).

Finale di partita. Decade il Patonza. E lui, prigioniero del suo delirio, urla sul palco allestito dinanzi a Palazzo Grazioli. In strada tre vecchine. Un pensionato che sventola stancamente una bandiera. Un gatto che attraversa la strada. Sparuti passanti incuranti. L’Italia nell’indifferenza accommiata così il responsabile di un ventennio di degrado e di macerie. Due decenni fa  la folla indignata salutò con una gragnuola di monetine la fuga di Craxi. Era un’altra Italia. Racconto di catastrofi già avvenute”.

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