Higuain e Llorente, le prime della classe si godono la riscossa dei numeri nove

Diversi anni fa, Gigi Simoni, uno dei più esperti conoscitori di calcio a livello tattico, sosteneva che il calcio italiano fosse non solo più avanti, ma anche più ricco di quello straniero perché da noi si giocava in mille modi diversi, mentre in Inghilterra, come in altri campionati, era sempre lo stesso modulo con gli stessi principi. Ma nemmeno Simoni poteva immaginare che in Italia la continua, anzi, incessante evoluzione tattica potesse contaminare in modo così felicemente evidente anche l’aspetto tecnico. Usciamo dalla premessa per parlare dei centravanti. Ora è come nel canottaggio, si può gareggiare “con” ma anche “senza”. Il centravanti è il timoniere della squadra, l’uomo che indirizza il gioco con le sue caratteristiche. Il finto centravanti crea spazio, il vero centravanti lo occupa. Il finto centravanti è Totti in Italia e Messi in Spagna, il vero centravanti è Llorente nella Juventus e Higuain nel Napoli, in attesa che torni ad esserlo anche Gomez nella Fiorentina.

FERNANDO&GONZALO. Si può preferire un giocatore all’altro, ma non una strada all’altra, possiamo però notare che in questo momento il vero centravanti sta facendo la fortuna di Juventus e Napoli, almeno in campionato. Llorente e Higuain sono gli attaccanti più in forma insieme al capocannoniere Rossi, un altro falso numero 9. L’argentino, come lo spagnolo, è un riferimento chiaro e preciso per il gioco della sua squadra. Sono tecnicamente diversi. Fernando va servito nel modo più classico, con i cross dal fondo, belli tesi e belli alti. In area ha dei colpi buoni, non solo di testa, ma il Pipita ha i colpi del fenomeno. Ha soprattutto un modo di stare in campo che intimorisce i suoi marcatori. E’ vero che lunedì sera, all’Olimpico, aveva di fronte due difensori non all’altezza, Ciani e Cana erano inadeguati per il livello dell’argentino, ma l’impressione è che con quella condizione Higuain possa battere qualunque tipo di difesa. Non è Messi e quindi non fa tutto da solo, così quando il Napoli capita in una partita sbagliata come quella di Dortmund anche lui sbaglia, e per correggere se stesso e la squadra gli serve almeno un partner che lo sostenga. Però la sensazione che lascia spesso sul campo è di una differenza palpabile, quasi concreta, fra se stesso e il resto della squadra. E’ un po’ come fra Totti e la Roma. Una differenza che si avverte di meno nella Juventus dove Llorente e Tevez non sono il punto più alto di una squadra che ha Pirlo, Vidal e Pogba.

RIMPIANTI REAL? Anche oggi, nonostante quella montagna di reti segnata dal Real Madrid di Ancelotti, è difficile comprendere sul piano tecnico la rinuncia madridista a un attaccante come Higuain, per noi più forte e più completo di Benzema. E’ un attaccante che ha tutto, è capace di finalizzare ma anche di favorire il gioco, può segnare in fondo a contropiedi micidiali, ma può pure costruire l’azione del gol. Quest’anno è già successo due volte all’Olimpico, il suo stadio. Il 14 agosto, contro l’Italia (2-1 per la Seleccion), gol e assist per Banega; lunedì scorso, contro la Lazio (4-2 per il Napoli), doppietta e… pre-assist per la rete di Pandev. Già, l’Argentina, il Paese che ha due capitali, una interna, Buenos Aires, e l’altra calcistica, Napoli. Quell’Argentina di cui Higuain guida un attacco quasi impossibile da fermare, un attacco con Aguero, Di Maria, Palacio, Lavezzi, Icardi e che per ora tiene fuori uno come Tevez. Poi c’è lui, Messi, e qui si entra in un altro ordine di idee, essendo l’unico giocatore al mondo oltre la propria squadra, qualunque essa sia.

FONTE Corriere dello Sport

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