Napoli e Lazio, due squadre ferite che si affidano all’esperienza dei propri allenatori

Bruno Giordano, ex centravanti di Lazio e Napoli, le ha definite «due squadre ferite». La dichiarazione di uno dei più grandi bomber della storia del calcio italiano risale alla vigilia di Legia Varsavia-Lazio, partita vinta 2-0 dalla squadra di Petkovic, con annessa qualificazione ai sedicesimi di Europa League. Restano, in ogni caso, due squadre ferite in campionato. E oltre che ferite, ancora da decifrare, ciascuna per la propria dimensione e nelle proprie aspettative. Il Napoli può davvero lottare per lo scudetto, ha davvero una forza e un organico tali da competere con la Juventus e con la Roma rimasta senza coppe? E la Lazio può ripetere la stagione scorsa, quella della Coppa Italia vinta con uno storico derby? Può riprendersi fino a puntare di nuovo alla zona-Europa?

Sono risposte che di solito le squadre devono dare ai rispettivi allenatori, ma in questo caso i ruoli si sono invertiti: sono gli allenatori costretti a dare risposte chiare e non più prorogabili. Prendiamo Benitez. Dopo il brillante avvìo della stagione, Napoli si era depositata ai suoi piedi, dimenticando (o addirittura cancellando) le fantastiche stagioni di Mazzarri. Lo spagnolo aveva conquistato la gente col gioco, con le vittorie e con un’immagine meno nervosa, meno aggressiva rispetto al suo predecessore. Poi sono arrivate nell’ordine la batosta dello Juventus Stadium, la sconfitta in casa col Parma e quella del Westfalenstadion col Borussia Dotmund che, nel migliore dei casi, ha rimandato la qualificazione agli ottavi di Champions quando sarebbe bastato un punto in Germania per conquistarla. Sette gol subiti in tre partite (tre in contropiede), appena uno segnato, una sofferenza evidente quando la squadra non è in possesso di palla. Ecco perché serve una risposta rapida a tanti inattesi quesiti. Oggi la Juve gioca in casa contro l’Udinese e la Roma a Bergamo contro l’Atalanta: se vincono, mettono il Napoli a -9 e -8 e domani sera, all’Olimpico, la pressione si farà pesante.

La storia di Petkovic è ancora più particolare. In un calcio normale, senza le eccessive pressioni con cui siamo ormai abituati a convivere, la possibilità, seppure concreta, che il tecnico della Lazio diventi ct della Svizzera dal prossimo luglio, sarebbe considerata un passaggio normale, la fine di un ciclo e l’inizio di un altro. Ma in Italia amiamo rendere tutto più complesso. Secondo noi, Petkovic deve dare risposte a prescindere dalle decisioni che prenderà per la sua carriera. A Varsavia si è capito che il futuro della Lazio è in buone mani (Keita, Perea, Anderson), ma è il presente che per ora non convince.

E dopo gli allenatori, tocca ai bomber che, in Lazio-Napoli, hanno nomi prestigiosi: Klose e Higuain. Il tedesco si è visto pochissimo in questa stagione, l’argentino invece aveva iniziato bene e poi si è fermato. Hanno l’obbligo di trascinare le due squadre oltre i limiti attuali. Higuain potrà contare su Pandev che proprio all’Olimpico, contro la sua vecchia squadra, farà 300 in A; Klose, se la partita dovesse mettersi in un certo modo, potrà sempre farsi affiancare da Floccari che ha nel prossimo avversario la sua vittima preferita: 6 le reti del laziale al Napoli.

FONTE Corriere dello Sport

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