La carica di Anthony Réveillère, pronto per l’esordio in maglia azzurra

Più che il “monday night”, potrebbe essere un “lundi nuit”. Alla francese, alla Anthony Réveillère, quello col cognome con due accenti paralleli sulle “e”. Sembrano le fasce di un campo. Destino per un terzino, destro di piede che s’adatta anche a sinistra. E lì, lunedì, Réveillère potrebbe debuttare. Certo, certissimo, probabilmente fino a che Benitez non darà la formazione. E in quel momento, c’è da giurarci, mancherà appena un’ora alla partita.

L’OCCASIONE. Erano quattro mesi che era fermo. Svincolato. Questione di scelte. Alla sua età non puoi sbagliare. Contano i soldi, eccome. Di più, però, il progetto. E gli stimoli. Rafa Benitez li ha sollecitati. S’erano conosciuti a Valencia, stagione 2003. Ventiquattro presenze e un gol, da almanacco. Era giovane Anthony. E chissà se aveva già l’hobby di collezionare mutande strane, di ogni colore e misura. Di sicuro era un talento, e Rafa si spese con la sua società per riscattarlo. Costava troppo, l’ha ritrovato dieci anni dopo. Réveillère: la soluzione. Quella giusta. Il contatto, la proposta e l’accordo: immediato. Otto mesi di contratto e arrivederci a giugno per l’eventuale rinnovo. Higuain lo sponsor che non t’aspetti. L’aveva sfidato quattro volte in Champions. Real Madrid-Lione era stato anche il loro duello, e il Pipita non l’aveva dimenticato. «Buon giocatore, sì che lo ricordo. Potrà darci una grossa mano» . E allora eccolo, “voici”. Subito.

LA GRINTA. Tre settimane di allenamenti. Castel Volturno come casa fino a che non ha trovato quella ideale per tutta la famiglia. In centro. Con la scuola in lingua madre francese in zona. Réveillère a tutta. Corsa, scatti e meccanismi tattici da mandare giù. Il fiato aumenta. La condizione migliora. Qualche affanno dei muscoli è assolutamente fisiologico. Il ritmo e l’intensità si acquistano solo giocando. Benitez ci pensa. Armero non sta benissimo: scorie di Dortmund. E Réveillère può debuttare. Quarto a sinistra di una difesa che non è più blindata. Dieci reti nelle ultime cinque partite, due di media a gara: troppe.

595 PARTITE. La maglia numero 2 è sua. Stirata e idealmente già appesa nello spogliatoio dell’Olimpico. Era di Gianluca Grava. E prima ancora di Ciro Ferrara e, soprattutto, di Giuseppe Bruscolotti, il capitano di sempre, l’uomo con più presenze azzurre di tutti. Un orgoglio. E anche un peso. Sopportabile però se hai giocato 595 partite in carriera. Le gambe non gli tremeranno. I nomi dei figli tatuati sul braccio sono la sua corazza. E poi gli auguri di Alain Boghossian l’hanno caricato. Gli ha prospettato emozioni e bellezze di «una città che fa vibrare» . Lo scambio di messaggi via Twitter. @Reveillere_Off è il profilo per scoprire curiosità e vezzi di una ragazzo simpatico, con la passione per il tennis e le mutande appunto. Molto è scritto là, sul web. Il resto è storia di un calciatore che a Lione ha vinto, è cresciuto e s’è rotto il crociato. Eppure non s’è voluto operare. Era il 2008. Guarì con terapie muscolari, fasciature rigide e il ginocchio bloccato. Stupì tutti. Si riprese il campo e la nazionale. Ora vuole il Napoli. E’ pronto.

FONTE Il Corriere dello Sport

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