Dries Mertens, il piccoletto che ha incantato Bigon e De Laurentis di tempi di Utrecht

napoli_livorno_foto_serie_a_spazionapoli_mertensSi dice altezza mezza bellezza, ma varrà anche per la bravura? A vedere in azione Dries Mertens e Lorenzo Insigne, di sicuro, la risposta è sì. I due piccoletti di Rafa che stanno dando filo da torcere agli stampelloni da area di rigore delle difese avversarie. «È un inizio stagione fantastico, ora dobbiamo continuare così, senza tentennamenti. Stasera occorre battere il Catania: il grande successo di Firenze è già alle spalle».
Al fiammingo che viene da Leuvem, dove dal 1717 viene prodotta una delle birre più famose del Belgio, la testa comunque non gira affatto. Anzi. Magari la fa girare agli altri: «Non so se stasera giocherò, ma non è importante: quello che conta è la squadra. Il nostro allenatore decide chi va in campo tenendo conto della forma dei singoli». Non gli piace sentirsi in ballottaggio con Insigne. È un dualismo che non manda giù: «Siamo tutti importanti, quello che conta è la rosa». Ieri si rilassava godendosi il tramonto di Posillipo, approfittando dell’abolizione del ritiro prepartita.
Dries è un piccoletto che ha incantato De Laurentiis e Bigon fin dai tempi in cui il numero 14 giocava con l’Utrecht e il Napoli incrociò gli olandesi in Europa League. 1,69 centimetri di altezza: impossibile per lui arrivare primo sul cross, ma è il primo a scappare palla al piede: imprendibile quando scarta avversari come birilli. «Ho segnato e la cosa mi ha reso felice: non vivevo con ossessione questo digiuno ma è chiaro che aver fatto gol è stato importante», ha nuovamente confessato ieri a Radio Kiss Kiss. Aggiunge: «Sono contento quando il presidente De Laurentiis mi definisce un killer d’area di rigore, non lo so se lo sono davvero ma il fatto che lo dica mi riempe d’orgoglio». Benitez per Mertens non ha fissato traguardi. Ma Dries è pronto a stupirlo e a stupire: «Farò di tutto per segnare più gol e, perché no, per diventare davvero un assassino d’area di rigore…». Il Napoli è alla vigilia di un ciclo delicato: «Contro Catania, Olympique Marsiglia e Juventus vivremo un momento importante della stagione, ma non è certamente una fase determinante. Siamo ancora all’inizio del campionato, è presto per parlare di match decisivi. La cosa importante è aver ottenuto i tre punti contro la Fiorentina e sappiamo che anche oggi contro il Catania giocheremo una gara importante e spero che riusciremo ad ottenere l’intera posta in palio».
Lo scorso anno era allenato da un altro maestro del calcio come Dick Advocaat, il ”piccolo generale”. «Benitez? Per me è importante averlo come allenatore, mi ha voluto e io ho voluto il Napoli. Ma è importante anche tutto lo staff, i giocatori, con i quali lavoriamo duro ogni giorno per ottenere buoni risultati. Alla fine della stagione vedremo dove saremo arrivati».
La sua serenità lascia sbalorditi. Ma anche la sua grinta in campo che fa tanto sudamericano. L’unico cruccio? La nazionale. Il Belgio torna ai mondiali dopo oltre 12 anni ma là davanti deve fare i conti con un fenomeno come Eden Hazard, il 22enne che ora gioca al Chelsea dopo essere esploso nel Lilla di Garcia. «I miei obiettivi per il 2014? Per me è importante ottenere risultati importanti con il Napoli. Poi con la mia nazionale cercherò di essere protagonista in Brasile». Un pensiero anche su Napoli: «Mi piace tutto, sono innamorato della città, di Capri, Ischia, mi piace il cibo come la pizza Margherita, i gelati, il caffè, la mozzarella. Se ho imparato qualche parola in napoletano? Non ancora… Prima voglio imparare l’italiano». Mertens sta dimostrando che anche con un metro e sessantanove si può riuscire ad essere… all’altezza.

Fonte: Il Mattino

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