Benitez: “Ho una squadra forte ma dobbiamo pensare partita dopo partita. Il mio Napoli vuole crescere per vincere in Italia e in Europa”

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Ha rilasciato una lunga intervista al portale spagnolo Mundo Deportivo l’allenatore del Napoli Rafa Benitez. Tanti i temi toccati.

Ha detto che il calcio è una bugia. Oggi mi dirà la verità?
“Quello che la stampa e che i tifosi vedono non ha molto a che fare con quello che accade realmente. Ogni giorno la stampa dà notizie di giocatori infortunati o di scelte tecniche ma la maggior parte delle volte non rispecchia la realtà. Nessuno ha a disposizione tutte le notizie per raccontare la realtà dei fatti e quindi tutto quello che viene fuori non corrisponde a quello che davvero succede. Per questo insisto a dire che il calcio è una bugia.

E’ stato definito un uomo tranquillo. Com’è stato il suo impatto in una città particolare come Napoli dov’ è diventato un idolo?
“Ho l’esperienza necessaria per gestire questa situazione. Rispetto tantissimo i tifosi che ci stanno incoraggiando e stanno sostenendo la squadra e noi dobbiamo ricambiare comportandoci bene in campo. Durante il ritiro precampionato ogni giorno più di 200 persone mi aspettavano per fare delle foto e firmare autografi ed ero ben contento di farlo, ripagando in piccolo il loro affetto. Ma poi c’è anche il momento di concentrarsi per preparare le partite e per tenere a bada un ambiente molto caldo com’è Napoli evitando di farci influenzare”.

Ha allenato grandi squadre come Valencia, Liverpool, Inter e Chelsea. Come si affronta una nuova esperienza?
“Con molto ottimismo. Se ho accettato di venire qui e perché credo che si possano fare delle buone cose. Fin dal primo momento ho capito che il Presidente De Laurentiis ha voglia di lavorare giorno e notte per far crescere sempre di più questo club. Il nostro obiettivo è quello di fare bene in Italia e di farci conoscere in Europa, perché abbiamo tanta voglia di crescere a livello internazionale”.

Lo scudetto manca da Napoli da molti anni ma la Champions non è mai stata vinta. E’ possibile lottare per questi due obiettivi fino alla fine?
“Dobbiamo fermare i facili entusiasmi. La squadra sta facendo molto bene e il messaggio che deve passare all’esterno è che siamo una squadra che se la può giocare e può vincere contro chiunque, dando fastidio alle avversarie. Nonostante questo siamo ancora molto lontani dalle grandi squadre europee ma con il nostro buon rendimento in campo vogliamo avvicinarci sempre di più”.

Cosa le chiedono i napoletani quando la incontrano per strada?
“Vincere sempre. Chiedono di vincere la Champions, lo scudetto ma la mia risposta è sempre la stessa: bisogna prima vincere la prossima partita. Bisogna controllare l’entusiasmo e vivere partita dopo partita”.

Le piace la definizione di un Napoli ispanico?
I media hanno sempre bisogno di dare un nome a tutto. Ma in questa squadra ci sono italiani, stranieri e spagnoli un misto di culture come in tante altre squadre. L’importante è aver costruito un grande gruppo molto unito. L’influenza spagnola è stata comunque un’ottima cosa per tutta la squadra e ha reso più facile il lavoro dell’allenatore”.

Gli spagnoli in Italia non hanno mai avuto molta fortuna. Albiol, Reina, Callejon stanno giocando molto bene. Cosa è cambiato?
“E’ la stessa domanda che mi fecero quando arrivai in Premier portandovi molti calciatori spagnoli. Penso che hanno bisogno di un contatto più diretto con il proprio allenatore e questo ha permesso loro di crescere e di adattarsi al meglio., diventando fondamentali anche in Nazionale. A Napoli ci siamo aiutati a vicenda”.

A Napoli la chiamano il professore, il filosofo e il nuovo guru del calcio. Con quali di questi nomi si identifica di più?
Abbiamo vinto alcune partite e sono nate questi nomi, ma gli allenatori non sono niente di tutto questo, le mode spesso durano poco. Abbiamo solo idee e buon senso, facciamo le cose che hanno un fondamento logico e in più aggiungiamo delle intuizioni”.

Quindi preferisce Don Rafè come dicono qui a Napoli?
Appena sono arrivato hanno iniziato a chiamarmi in questo modo, è il diminutivo partenopeo di Rafael. A me piace perché mi fa sentire parte di questa città”.

Premier League, Liga e Serie A. Le differenze?
“Io aggiungerei anche la Bundesliga che in questi ultimi anni è cresciuto tanto. In Spagna il calcio è molto più tattico, in Italia è molto più tecnico mentre in Inghilterra è molto più fisico”.

Maradona, che è stato recentemente in Italia, si è proposto come suo successore sulla panchina del Napoli…
“E’ stato molto rispettoso. Ha detto che gli piacerebbe allenare il Napoli ma solo dopo Rafa Benitez”.

Dopo il Napoli vorrebbe tornare ad allenare in Spagna?
“La mia volontà è allenare sempre un gruppo competitivo per conquistare tanti trofei. Mi piacerebbe restare il più lungo possibile qui a Napoli e vincere tanto ma ci vuole tempo e pazienza. Sto benissimo e spero che possa andare sempre tutto al meglio”.

 

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