Cinismo e regia, aspetti da non sottovalutare

Immagine Cinismo e RegiaOpinioni, critiche, sentenze anticipate. Chiamatele come volete, ma si è discusso davvero tanto dopo la scottante partita contro la Roma. Paolo Cannavaro è stato il più gettonato, addirittura al terzo posto tra gli hashtag più utilizzati dopo la fine del match, ma anche per Insigne e Pandev ci sono stati appellativi a dir poco pittoreschi. C’è chi ha provato a decretare l’errore più influente sulla partita, ma anche su questa tematica si è dibattuto a profusione, senza trovare una comune chiave di lettura. Tra le varie scuole di pensiero dei tifosi, equi compromessi sono davvero difficili da raggiungere, soprattutto in una realtà come quella napoletana. Aldilà dei palesi errori dei singoli e dimenticandoci (si fa per dire) della passione viscerale per la squadra, proviamo ad analizzare il momento del Napoli, considerando in maniera obiettiva alcuni aspetti fino ad ora trattati in maniera superficiale.

Cinismo – Come in tanti big match, per gran parte del primo tempo l’incontro dell’Olimpico è stato equilibrato, le squadre in campo si difendevano compatte e lasciavano poco spazio alle giocate offensive. Sfruttare un momento favorevole o capitalizzare una importante occasione da rete, sono dogmi che il calcio ha accettato dalla sua nascita. Gol sbagliato, gol subito. Prima Pandev, facendosi ipnotizzare dal pirata Morgan, poi Insigne, peccando di ingenuità e precisione. Assenza di cinismo si era verificata anche nei match vittoriosi contro Dortmund e Milan, quando,  in vantaggio di due reti, non è stata chiusa la gara in maniera definitiva. L’essere spietati è un atteggiamento tipico delle squadre vincenti e, se il Napoli mira a conquistare un trofeo, è bene che curi al meglio anche questo aspetto. D’altro canto, è doveroso ricordare che il rientro di Higuain, centravanti freddo e spietato, sicuramente potrà contribuire a migliorare questo modus operandi.

Regia – Pur essendosi evoluto nella conoscenza del business calcistico, uno strepitoso imprenditore dell’arte cinematografica non può sottovalutare l’importanza di una valida regia all’interno di un team vincente. Prima della chiusura del calciomercato, la dirigenza azzurra è stata chiara riguardo la completezza del centrocampo: Inler, Behrami, Dzemaili e Radosevic sono un parco giocatori soddisfacente per la zona mediana, quattro giocatori per due posti nel 4-2-3-1 di Rafa. Il discorso sembra non fare una grinza ma, esaminando con attenzione, si possono trovare delle incongruenze con le esperienze passate dell’allenatore spagnolo. Partendo dalle vittorie valenziane, la coppia di mediani era costituita da Albelda e Baraja, due calciatori diversi per caratteristiche tecniche ma accomunati da una spiccata personalità e una gestione mirabile del possesso palla; oltre a Gerrard, il faro del centrocampo del Liverpool campione d’Europa era Xabi Alonso, atleta dal ritmo compassato ma dalle straordinarie qualità tecniche, le sue aperture per il gioco sugli esterni erano lampi di pura geometria. Nei sei mesi al Chelsea, Benitez si è dovuto adattare alla rosa a disposizione, utilizzando spesso Lampard, in fase di costruzione del gioco, come riferimento affidabile per i difensori. Ecco. Dopo questo breve tuffo nel passato della carriera di Rafa, è facile dedurre che la caratteristica fondamentale sia proprio l’affidabilità. Se sei un mediano, per essere affidabile agli occhi dei tuoi compagni, della società e dell’intera tifoseria sono indispensabili sapienza tattica e qualità tecnica fuori dalla norma. Gestire saggiamente il possesso palla ed effettuare sempre la scelta giusta in ogni situazione di gioco sono peculiarità che non si imparano, si nasce con questa vocazione. Nell’azienda Napoli, forse, il palleggiatore per eccellenza è una figura professionale mancante, a meno che l’atleta in questione non abbia una cresta, una fascia al braccio e giochi una ventina di metri più avanti.

 Antonio Errichiello

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