Il leader che non c’è: Hamsik e la sua poca “verve” da capitano

hamsik_gettyNon c’è, è assente, abulico. Lo ripetono i telecronisti, lo leggi su tutti quotidiani sportivi e d’informazione. Marek Hamsik e la sua strana metamorfosi, dal punto di vista sia fisico che tattico, capace di metter in mostra ancor di più quel processo di maturità che riguarda l’atteggiamento e la personalità dello slovacco che proprio non vuole esplodere e completarsi. Ieri sera è stato un corpo amorfo, mai in partita, mai nel vivo del gioco e c’è da rifletterci se, proprio da quando lo slovacco è stato assente ingiustificato, il Napoli ha impattato con il Sassuolo a Fuorigrotta, è uscito a testa bassa dall’Emirates e ieri ha perso l’imbattibilità in campionato contro la Roma all’Olimpico.

POSIZIONE IN CAMPO – E’ qui che nasce il dubbio amletico sia per Benitez che per il centrocampista: Hamsik da seconda punta mascherata può rendere come quando giocava da interno? 4 gol in due partite avevano riscosso un plebiscito di sì, oltre all’idea sempre più consistente che Marekiaro, guidato da Benitez, potesse esplodere e imporsi a livello mondiale. Poi il calo e i limiti sia tattici che fisici. L’Hamsik visto ieri sera è un giocatore spaesato, senza libertà di movimento perchè schiacciato tra le linee difensive della squadra avversaria e troppo preoccupato a capire la posizione della prima punta di turno. Corre tanto, ma a vuoto, e non riesce a dare la sensazione di poter guardare la porta e trovare la giocata da campione. E’ quasi sempre spalle alla porta, senza la possibilità di poter attaccare l’area avversaria e privato così della capacità di intuire in anticipo la giocata dei compagni, suo vero pezzo forte. L’arretramento sulla mediana, voluto da Rafa nel secondo tempo, è servito per farlo entrare di più nel vivo del gioco e qualche azione importante partita dai suoi piedi si è vista. Tutto ciò risulta essere troppo poco però, per chi deve guidare e illuminare la propria squadra verso la vittoria.

A CRESTA BASSA – Un capitano nascosto, senza piglio, senza voglia di azzannare l’avversario. Poca personalità e poca voglia di combattere trasmessa agli stessi compagni. E’ proprio questo il peggior nemico di Marekiaro, quell’avversario che sembra sempre più insormontabile e capace di togliergli il sonno.Grande con le piccole ma piccolo con le grandi, soprattutto in trasferta. Le grandi squadre riescono ad emergere anche nella giornate “no” grazie alla personalità, quella che la Roma di De Rossi e Benatia ha dimostrato di possedere, ma che il Napoli invece ancora non ha. Eppure gli azzurri hanno bisogno del suo leader sia tecnico che carismatico, quel numero 17 capace di tirare il Napoli fuori dalle sabbie mobili delle prime critiche e portarlo in alto grazie ai suoi gol, alle sue magie, firmate dalla cresta partenopea che vale come l’oro.

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