Il turn-over visto da Benitez e da Garcia, ecco le differenze

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Da una parte il vantaggio di potersi concentrare solo sul campionato, dall’altra il dovere di essere subito competitivi anche in Europa. In ogni caso, costruire bene e farlo pure alla svelta, perché i tifosi di Roma e Napoli avevano fretta. La rivoluzione estiva di Garcia e Benitez parte da premesse differenti. Da una parte, a Trigoria, c’era da ricostruire la squadra soprattutto sul piano psicologico, restituendole motivazioni e consapevolezza dei propri mezzi: dall’altra, a Castel Volturno, c’era da chiudere un ciclo e aprirne subito un altro, con radicali trasformazioni anche nell’impianto di gioco. Tutto questo mentre, a Roma come a Napoli, il mercato ridisegnava profondamente le due rose, con addii eccellenti che hanno finanziato le nuove operazioni.

La Roma ha solo il campionato, il Napoli ha anche l’impegno in Champions: allo scontro diretto di venerdì all’Olimpico la squadra azzurra arriverà avendo nelle gambe due sfide in più (Borussia Dortmund e Arsenal). Nel gioco delle coppie, Garcia è coperto in tutti i ruoli. Benitez ha però una rosa più profonda, funzionale alle ambizioni in campionato e al primo obiettivo del passaggio del turno in Champions.

I primi due mesi di campionato raccontano di un approccio diverso al turn over: minimalista quello del francese, più radicale quello dello spagnolo. Garcia ha mandato in campo finora 18 giocatori ed è quello che ne ha utilizzati di meno in tutto il campionato. L’Inter, l’unica delle big fuori dall’Europa e per questo assimilabile ai giallorossi, ha alternato un calciatore in più (19), mentre Sassuolo (26) e Fiorentina (25) guidano questa speciale classifica. E Benitez? Ha impiegato 21 uomini in questa prima parte di stagione. Questa differenza si riflette anche nella gestione dei titolari. Con Garcia 16 calciatori su 18 (fuori Dodò e Taddei) hanno avuto almeno una chance di partire dall’inizio, con Rafa sono 19 gli azzurri andati in campo dal primo minuto (Radosevic e Bariti gli esclusi). Ma solo 5 giocatori sono stati utilizzati in ogni occasione contro gli 8 della Roma.

Se i dati precedenti danno l’idea della profondità delle rispettive rose, c’è un altro parametro che meglio di ogni altro restituisce l’approccio dei due tecnici al turn over. Questa volta partiamo da Benitez: in campionato non ha mai schierato la stessa formazione. Al di là dell’infortunio di Maggio e della gestione di Higuain nelle ultime due settimane, lo spagnolo ha sempre cambiato, dimostrando una certa dimestichezza nel gioco delle coppie: staffetta Zuniga-Armero a sinistra, la rotazione dei due mediani davanti alla difesa, un quadrilatero d’attacco sempre differente rispetto alla giornata precedente. Il simbolo è Pandev: vice Higuain, ala destra nei tre dietro la punta, alter ego di Hamsik spostato al centro alle spalle del Pipita.

Garcia no, ha cambiato fondamentalmente solo quando costretto. Non aveva Strootman alla prima giornata, ma poi non ha più tolto l’olandese. Ha scelto Torosidis solo quando Maicon si è fermato ai box. Magari all’inizio ha provato ad assortire in modo diverso il tridente (Borriello due volte titolare) ma poi ha trovato la formula giusta e oggi fondamentalmente lì davanti c’è un solo ballottaggio, Gervìnho-Ljajic con l’ivoriano sempre favorito. Per Garcia sono il centrocampo Pjanic-De Rossi-Strootman e soprattutto la coppia centrale di difesa, Benatia-Castan, sempre insieme. Alla loro sinistra hanno avuto finora Balzaretti ma venerdì sarà squalificato.

Dall’altra parte, detto del turn over in difesa e del blocco centravanti-trequartisti del 4-2-3-1 sempre differente, il punto di riferimento è la coppia Behrami-Inler: quattro volte è stata la scelta iniziale per fare schermo in mezzo al campo. Sul piano visivo, il diverso approccio al turn over dei due tecnici è reso bene dal confronto tra i due undici ideali che aggregano i calciatori schierati più volte da titolari. Nel caso della Roma. Da una parte, quattro giocatori di movimento sempre presenti e otto con una sola assenza; dall’altra a quota sei arriva il solo Inler, per tutti gli altri (tranne Reina) almeno due esclusioni in campionato.

FONTE: Corriere dello Sport

 

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