L’editoriale di Ivan De Vita: “Rafa Benitez, il perfetto Capitano”

editoriale_ivan_de_vitaUn uomo solo al comando. Scevro di ogni tipo di interferenza interna ed esterna al microcosmo Napoli. Il condottiero Rafa tiene ben saldo nelle sue mani il timone della sua petroliera. “Manutenzione” dello spogliatoio, gestione del turnover e sagoma marmorea di fronte agli immancabili detrattori. Il suo pargolo azzurro allevato seguendo pochi ma ferrei principi primi.

La sua leadership all’interno del gruppo era già evidente dal ritiro di Dimaro. Nessuna prima donna, nessun titolarissimo. Tutti sullo stesso gradino, nessuna gerarchia dettata da grazie ricevute, provenienza territoriale o passato illustre. Si parte de zero. Morgan De Sanctis non ha sposato la nuova politica, a 36 anni non ha retto la possibilità di una futura concorrenza o addirittura di venir adoperato come chioccia di un giovane talento. Via verso altri lidi, nessuno ha tentato di legarlo al palo.

Ora il caso che tiene banco è chiaramente quello relativo a Paolo Cannavaro. Capitano di tante battaglie, in un battibaleno finito nel cerchio degli “inutili”, perfino quarta scelta alle spalle di Fernandez. Tutti suoi demeriti prettamente calcistici? Certo Benitez valuta il materiale a disposizione a prescindere da qualsiasi etichetta e non ha mai ritenuto il napoletano adatto al suo sistema di gioco. Qualche chance gli è stata concessa e poteva essere sfruttata meglio. Domenica scorsa, con l’assenza di Albiol, il suo impiego pareva piuttosto scontato. Niente da fare, sbattuto in panchina in compagnia della meraviglia di tutti. “Affronto alla napoletanità, un figlio di Napoli non si tratta così”. Insomma ne ho sentite di queste masaniellate, quanto meno fuori luogo. Tra l’altro in una settimana nella quale il riscatto della terra natia viene stuprato dai suoi stessi promotori, il tutto sfiora il paradosso. Paolo paga oltre i suoi demeriti tecnico-tattici per una condizione mentale alquanto labile. Paga l’intromissione dei suoi scagnozzi in vicende puramente calcistiche che un uomo integerrimo come Benitez non ha saputo nè voluto accettare. La patata è bollente come non mai, bisogna manovrarla bene almeno fino a gennaio per evitare incendi dolosi.

Coerenza e lungimiranza. Lo spartito portato in scena da Don Rafè non ha bisogno di altri aggettivi. Puntare sull’intera rosa per centellinare il dispendio di energie. Questa è la strada intrapresa, gli intoppi anche dolorosi incrociati finora non hanno modificato il diktat iniziale. Tante polemiche dopo i cambi effettuati con il Sassuolo e lo scialbo pari all’indomani del successo col Borussia. Appena tre giorni dopo il tecnico spagnolo si è presentato a Genova, campo storicamente ostico al di là del gemellaggio, senza Hamsik e Higuain. Rischiato il linciaggio mediatico. Ha avuto ragione lui. Contro il Livorno un nuovo banco di prova, Fiducia a Pandev, Britos e addirittura Fernandez dopo i disastri di Londra. Ancora una volta ripagato. I calciatori sanno che il progetto coccola tutti ed anche ad una cattiva prestazione si può rimediare. A livello psicologico è una grossa iniezione di fiducia.

Infine le doti da comunicatore. Uno schermo piatto davanti alle critiche. Da tempo non assistevamo ad un allenatore capaci di assumersi le proprie responsabilità dopo un passo falso. Sciogliere nell’acido con pacatezza e saggezza tutte le diatribe sollevate dalle malelingue di turno. Tenere sotto controllo la fermentazione dell’ambiente è l’atto preliminare di qualsiasi prospettiva di successo. Per ulteriori informazioni chiedere a Rudi Garcia in quel di Roma. Il profilo del perfetto Capitano non può fare a meno della barba bianca.

Ivan De Vita

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