Napoli-Livorno ai raggi X. Benitez ha assistito al Napoli che voleva, compatto e pronto al contropiede

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Come gli highlights televisivi raccontano la partita in un minuto, anch’io voglio condensare il senso di Napoli-Livorno attraverso la radiografia di un solo minuto di gioco, il 3’ pt per l’esattezza. Il Napoli cerca subito la profondità con Fernandez che gioca in verticale su Pandev. Hamsik e Callejòn sono molto vicini come richiesto da Benitez. Si cerca la combinazione nello stretto evitando di staccare troppi giocatori da dietro. L’unico supporto è quello del belga Mertens posizionato largo a sinistra e preferito a Insigne per la sua freschezza atletica e la sua accelerazione anche negli spazi lunghi. Un’opzione che lascia intravedere la strategia. Baricentro basso e ripartenze veloci ma dalla propria metà campo. La squadra dopo la lezione subita all’Emirates non vuole più rischiare nulla e affronta la gara con grande umiltà.

Il Livorno recupera palla, il regista Greco pesca Paulinho sull’out sinistro. Fernandez (Cannavaro ancora volta si accomoda in panchina) lo bracca impedendogli di puntare la porta e costringendolo a chiudersi e tornare indietro. I sei giocatori orientati del Napoli (la linea difensiva ed i due mediani) possono rientrare sotto la linea della palla. Ci resteranno sistematicamente per tutta la partita. L’attaccante brasiliano alza la testa e pesca sulla trequarti opposta. Intanto a centro area si sono buttati, insieme all’altro attaccante Emeghara, Mbaye, Greco e Schiattarella. Come dire che il solo Duncan, tra i 5 centrocampisti messi in campo da Nicola, si dedica alla copertura preventiva. Luci non legge lo squilibrio dei suoi e si avventura in un’improbabile soluzione individuale: un sombrero ai danni di Inler. La palla scavalca Inler ma arriva dritto dritto nelle fauci del miglior predatore del Napoli, Valon Behrami. Un film che si ripeterà altre 17 volte nel corso del match tanto che il centrocampista svizzero risulterà il recordman dell’incontro per palle recuperate. L’intercetto non è fine a se stesso. Il tocco di interno piede determina un pallonetto che termina morbido sul piede destro di Mertens.

È una giocata utile, un passaggio cioè che non solo arriva a destinazione ma che taglia fuori degli avversari dalla fase difensiva, nella fattispecie Luci stesso. Questi sono i dettami tattici del calcio moderno, a questo tendono gli insegnamenti di Rafa Benitez. Una squadra che sa difendere compatta e ripartire senza soluzione di continuità. In pratica si vede espresso con intelligenza e abilità tecnica tutto quello che è mancato contro l’Arsenal. Geniale la giocata successiva di Mertens. Il suo primo tocco è un autolancio di 21 metri. Il belga percepisce che ha tanto campo davanti a se e tenta un gesto tecnico difficilissimo. Lanciare la palla alla giusta distanza da se, non troppo da consentire l’intervento di un difensore avversario, ma abbastanza per bruciare metri come se fosse un velocista puro senza avere l’impiccio di controllare il pallone. Una competenza, quella di ponderare lo spazio libero e il tempo necessario per percorrerlo, acquisita in un percorso formativo (molto diverso dai nostri settori giovanili) dove l’allenamento atletico non è mai disgiunto da quello tecnico e dove entrambi sono sempre immersi in un regime percettivo-cognitivo.

Mertens con questi strappi sarà l’uomo chiave del match, quello in grado di creare sempre con le sue scelte, e conseguenti azioni, la superiorità numerica in zona d’attacco. Lo sprint consente all’ex PSV di seminare Duncan e tenere dietro Schiattarella, un’altro che farebbe della velocità il suo punto di forza. Arrivato sulla trequarti avversaria Mertens ha di fronte a se solo i difensori del Livorno. Troppo poco per frenare la corsa di Pandev, Hamsik e Callejon. Gli attaccanti del Napoli si aprono a ventaglio per sfruttare la superiorità numerica. L’ampiezza creata rispetto alla difesa a 3 amaranto è decisiva. L’assist è sulla corsa del macedone che conferma quanto di buono visto a Genova segnando sul secondo palo con la freddezza del campione. Il minuto chiave della partita è finito. Il clichè si ripeterà altre volte nel corso dei 90′ ma la sostanza è tutta in quei sessanta secondi che regalano al Napoli una vittoria riparatrice.

FONTE: Il Mattino

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