Higuain, allarme rientrato. El Pipita si allena a Castel Volturno più carico che mai

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Dal codice giallo al codice azzurro: e ora che si può sorridere e lasciarsi alle spalle le barche, le onde anomale, portandosi appresso i dieci punti di sutura, la voglia matta è di scatenare in campo la tensione accumulata in dosi massicce. «Tranquilli, sto bene».  Meno due, poi sarà Chievo-Napoli, con el Pipita incerottato (in maniera robusta), a mo’ di protezione e, soprattutto, l’adrenalina che scorre dentro, che induce anche a dimenticare ed a lasciare che l’incidente di percorso sulla rotta dei Faraglioni resti materiale per la cronaca e magari per il gossip.

Lunedì al mare (letteralmente) e poi in ospedale; martedì al campo, però da spettatore; e al mercoledì negli schemi, nell’allenamento, nel possesso palla, nei movimenti naturali, per nulla pregiudicati dalla medicazione che niente toglie e nulla aggiunge. El Pipita si ritrova con i connotati vagamente modificati, sciocchezze, e gli sfottò dei compagni che gli tolgono l’ansia da copertina da dosso e lo ricoprono d’ironia: “Siamo primi in classifica“.

I cattivi pensieri si dissolvono in fretta, praticamente all’alba del nuovo giorno d’Higuain, che a Castel Volturno offre subito dimostrazione di sé, salta e corre e va ai contrasti come se fossero le diciotto di sabato prossimo, chiacchiera disteso con i compagni, si lascia convincere in fretta sull’inconsistenza del pericolo di andare eventualmente allo scontro fisico con un avversario o di rimediare una pallonata proprio lì. «Ma quale maschera». Quando il gioco si rifarà duro, Higuain potrà rimettersi a giocare a volto scoperto, con le garanzie dello staff medico e la tranquillità ostentata in una simulazione di partitella buona per qualsiasi esigenza, persino tastarsi psicologicamente.

Poi verrà anche il momento del riposo del guerriero, che avrà due settimane intere per governare quel taglio al mento al di fuori d’ogni mischia: il campionato presenta la sosta, l’appuntamento con la Nazionale (in Paraguay) è stato abolito per l’arrivo della squalifica. Ci sarà tutto il tempo per curarsi pure l‘aspetto: magari prendendo un po’ di sole ed evitando accuratamente una gita in barca. «I tuffi lasciali fare a noi, che siamo gente di mare». Dategli un’area di rigore: lì sì che si arriva al codice rosso…

FONTE: Corriere dello Sport

 

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