“Se il Napoli non avesse avuto la Champions avrebbe vinto lo Scudetto già due anni fa…”

Alberto Zaccheroni, dalla terra dei samurai guarda la serie A con un po’ di nostalgia.

«Vincere lo scudetto al primo tentativo con una nuova squadra non è facile. Ma si può. Io per esempio, ci sono riuscito. E penso che anche Benitez ce lo possa fare». Dall’altra parte del mondo il calcio italiano fa uno strano effetto al tecnico di Cesenatico.

«È un campionato difficile da inquadrare ma il tecnico spagnolo è uno dei migliori. Se vince, non sarà una sorpresa. Lo ha fatto ovunque è andato».

Perché il Napoli è tra le sue favorite?
«Ha fatto un’estate tranquilla e ha lavorato bene sul mercato, soddisfacendo in pieno le richieste del suo nuovo allenatore. Non è una Ferrari, ma è solida. E ha un’arma speciale».

Quale?
«Benitez a parte? Hamsik. Uno di quei fenomeni che farebbero impazzire qualsiasi tecnico. E a me piace anche Insigne: ma mi sa che 

anche Prandelli punti molto su di lui pensando al prossimo Mondiale».

Se n’è andato Cavani, però?
«E sarà una rinuncia dolorosa. Si era ambientato, aveva dimostrato di essere un attaccante completo per il campionato italiano. E poi penso che solo Di Natale in Italia segni con la stessa facilità e continuità con cui ha fatto gol Cavani».

Higuain non è però una giovane promessa…
«No, per carità. Non lo è. Ma viene dal Real Madrid e non dal Palermo».

Meglio.
«Non è così. Cavani ha avuto molti anni per ambientarsi al nostro campionato che è assai complicato per un attaccante. L’argentino ha esperienza internazionale e avrà bisogno di tempo per capire e per adattarsi alle difese e ai difensori italiani. Imparerà che sono molto diversi da quelli spagnoli».

Dovranno imparare anche Gomez, Llorente e Tevez, però?
«Chi dice il contrario. Ma alla Fiorentina non ci sono le pressioni e le aspettative che ci sono a Napoli. Mentre alla Juventus c’è una organizzazione collaudata».

Juve atto terzo: la sfida più difficile.

«Tutti aspettano i bianconeri al varco. Lo scudetto, per vari motivi, è dovuto. Perderlo esporrebbe il club a facilissime ironie, e la squadra alla furia di Antonio Conte».

In sintesi: metta in fila le squadre in corsa per lo scudetto.
«La Juventus e subito dietro il Napoli. Poi c’è la Fiorentina e le due milanesi. Attenderei la fine del mercato per dare un giudizio su Roma e Lazio. Il Napoli quest’anno può riuscire in una impresa che poteva già realizzare due anni fa».

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L’anno in cui arrivò quinto?
«Quello. Non avesse avuto la Champions, quelle gare terribili contro Bayern, Chelsea e Manchester City, gli azzurri di Mazzarri avrebbero vinto il titolo. Su questo non ho dubbi».

Acqua passata. Dove non è riuscito Mazzarri può riuscirvi Benitez.
«Secondo me, sì. Spero che riesca a riproporre il gioco spettacolare e vincente del suo primo Liverpool, quello che trionfò in Champions».

Ma che in campionato era piuttosto altalenante?
«Lo spagnolo sa che Napoli ha fame di scudetto. E se non lo sapeva quando è arrivato, lo ha capito dopo i primi passi».

Quando lei era alla Juve ha vissuto con la sua ombra?
«Non solo la sua… ogni giorno doveva venire un allenatore nuovo al mio posto. E infatti non venne: non ce l’ho mai avuto con lui. i mancherebbe».

Qualcuno pone già l’accento sulle differenze tra l’ostico Mazzarri e il mite Benitez. Che ne pensa? 
«Solo da noi si ragiona così. Quel che contano sono lo idee e la professionalità. Poi c’è anche l’aspetto mediatico e se sei simpatico puoi avere più audience. Ma il campo riporta tutto alla realtà».

Conte dice che la Juve è favorita, Benitez pure. 
«L’allenatore del Napoli fa bene a non vendere fumo e ad essere prudente. Serve tempo per lavorare, poi arrivano i risultati: occorrono pazienza e fiducia».

Benitez all’Inter non ebbe né fiducia né pazienza?
«Può darsi. Però lì non riuscì a prendere nessun giocatore, quest’anno a Napoli mi sembra che non si possa proprio lamentare. Però un consiglio: nessun nuovo acquisto deve alterare uno spogliatoio che è stato il vero segreto delle ultime stagioni azzurre»

Come fece a vincere col Milan al primo tentativo?
«C’era un mix perfetto: il polso della società, un buon gioco e fior di rinforzi. Avevo una squadra super. E mi portai Bierhoff dall’Udinese. Ricordo il mio impatto con il Milan che aveva vinto tutto. Ai vecchi dissi: ”Se mi seguite, vi allungherò gli anni di carriera”».

Dopo il Mondiale, torna?
«Non ci ho ancora pensato. Prima vorrei insegnare ai giapponesi un po’ di ferocia agonistica per fare bella figura ai Mondiali».

fonte: il Mattino

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