E’ pur sempre il campo a dar ragione o torto

1002864_10201721990919500_1097750404_nEd anche questo campionato si accinge ad aprire i battenti, non mancano le solite, vecchie abitudini che incalzano quanto più si avvicina la chiusura del mercato. Soddisfatti ed insoddisfatti, critici e silenziosi, gente di buon senso e piagnoni inguaribili, tutti si riuniranno per dare il primo, vero voto a questo Napoli che si presenta ai nastri di partenza in varie vesti, a secondo di come lo si vuol vedere. Per alcuni, molti in realtà, la squadra è incompleta, manca ancora di almeno due elementi, un difensore ed un centrocampista di spessore internazionale, se vogliamo c’è anche chi non si accontenta di Zapata e chiede al presidente lo sforzo ultimo di acquistare un’altra prima punta, d’esperienza, in grado di coprire l’esatta ombra di Higuain, per non incappare in rimpianti a campionato in corso. Ecco, a ragion del vero, la rubrica “Io non ci sto” questa settimana si occupa proprio di analizzare e studiare a fondo le ragioni per cui è opportuno avere sempre e comunque il responso del campo prima di infervorare polemiche e appiccare il fuoco della critica, che seppur costruttiva resta sempre pericolosa quando la si vuole incentrare su qualcosa col senno di poi.

La delusione dei tifosi dopo le parole di De Laurentiis possono essere condivisibili, anche se è sembrato chiaro a tutti che sono molto alte le probabilità che quelle dichiarazioni siano state dettate da una necessità di facciata, utile ad incentrare l’attenzione su altro, per lavorare con più tranquillità e meno attenzione dei soliti sciacalli della notizia, colpevoli di innalzare l’asticella del prezzo di qualsivoglia calciatore entri nel mirino degli azzurri. Molte probabile, ma non è certezza. Già, perché è anche possibile che, qualora non si riescano a definire determinate trattative in uscita, questa squadra resti così com’è, trascrivendo il nome di Zapata come ultimo acquisto della campagna estiva, ed è proprio questa la paura dei tifosi, scaturita in polemiche e mugugni, per un mercato che sembrava essere scoppiettante, con nomi di grido e acquisti di caratura mondiale, per poi ripiombare sulla solita, vecchia mentalità di investire su ragazzotti di buon speranze e nulla più, facendo eccezione di Higuain. Questo perché al di là dell’argentino ex Real, gli altri acquisti sono considerati giocatori di livello medio, certo protagonisti e comprimari, ma non leader e campioni già affermati, quello che forse la piazza si aspettava, almeno un altro Higuain in difesa ed uno a centrocampo, volendo parlare in termini di paragone relativi al valore del calciatore. Per ora non è stato così, si è scelto di puntare su calciatori sulla carta dal futuro roseo, potenziali campioni si, certezze di successo forse no, ed ecco che è scattata nei tifosi la solita sindrome del grande nome, del calciatore di curriculum, quello che si lascia anticipare dalla fama, perché vincitore nelle sue esperienze precedenti e quindi in grado di portare con sé la mentalità vincente, da iniettare direttamente nelle vene di un gruppo che è stato accusato nel passato di quella antipatica paura di vincere, che spesso è stata definita forse il limite più imponente di un gruppo altrimenti più propenso alla gestione della vittoria.

Ma c’è un “ma” grande almeno quanto le incertezze che si hanno a guardare la lista degli acquisti. Questo “ma” è dettato dalla risposta che il campo non ha ancora dato, dai messaggi che il tecnico non ha ancora recepito dalla squadra per poter avere la certezza che al gruppo manchi qualcosa, quelle nozioni capaci di far intervenire sin da subito per cercare di trovare le pedine mancanti. Benitez è stato chiaro, sarebbe felice di avere qualche altro calciatore, ma va anche bene così, forse per spegnere le polemiche, forse per non alimentare le lamentele dei tifosi, anche se l’allenatore spagnolo non ci è sembrato tipo da insabbiare le mancanze di una società pur di non dar noie al padrone, semmai il contrario. Ecco perché, comunque vada, anche se il mercato del Napoli sarà finito qui, è bene aspettare che le partite dicano quanto di vero e di plausibile ci sia nei mugugni di una parte della tifoseria, che reclama altri colpi per diminuire il gap tecnico nei confronti dei rivali bianconeri, per non ricominciare con la solita storia del “vorrei ma non posso“.

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