Da domani tutti contro la Juve: è il Napoli la rivale più accreditata

rafa_benitez_2Alla fine del campionato scorso ai non juventini veniva da pensare che nella prossima stagione sarebbe stato più complicato, per la grande nemica, vincere lo scudetto per il terzo anno di fila. Per le solite ragioni: i desideri già soddisfatti, la Champions da migliorare, I’attacco non all’altezza. Le rampogne estive di Conte sull’inappetenza della squadra avevano ingrossato la schiera di questi speranzosi. Poi però é bastata una partita, quella della Supercoppa all’Olimpico, e il calcio italiano é tornato rapidamente e massicciamente sui suoi passi: c’é una sola candidata allo scudetto, la Juventus. Tre, quattro, cinque scudetti di fila, tutto è possibile se non riparte una più agguerrita concorrenza. Che oggi si affaccia timidamente in un campionato a cui potrebbero mancare già in partenza due vecchie certezze, l’Inter e la Roma, proprio come negli anni di calciopoli mancava al campionato la presenza vera della Juve. Era una lotta impari allora, lo é stata anche in questi ultimi due anni e minaccia di esserlo anche nel prossimo. Perché i campioni d’ItaIia siano i più forti é noto a tutti. Riassumendo e sintentizzando i motivi, se ne possono elencare almeno cinque. Ha un ossesso in panchina, il vero cannibale della Serie A come nel ciclismo degli anni ‘70 lo era Merckx, che voleva vincere anche il circuito della sagra delle rane fritte. Ha due nuovi, forti attaccanti, adesso sono 5 in tutto. Ha una panchina a 5 stelle, sia con Pogba che con Marchisio o Vidal. In una difesa con 4 titolari, ha 5 nazionali . Il suo regista é ancora Pirlo, il migliore al mondo insieme a Xavi. Soffermiamoci un istante solo sulla difesa: se consideriamo lo stesso reparto delle grandi, non troviamo un giocatore che nella Juve potrebbe avere un posto da titolare e nemmeno da prima riserva.

Per pensare al Napoli come vera rivale della Juventus doveva succedere quello che é successo. Doveva andarsene Mazzarri  e doveva partire Cavani. Mazzarri aveva chiuso il suo ciclo già un anno fa, aveva portato il Napoli oltre le sue possibilità e ce l’aveva tenuto a lungo. Il Napoli non bastava più a Mazzarri e Mazzarri non bastava più al Napoli. Benitez é una scelta intelligente, al di là del riconosciuto valore del tecnico: Walter é duro e spigoloso, Rafa é rotondo e conciliante, il calcio del livornese é ritmo e intensità, quello dello spagnolo è più riflessivo. La ripartenza del Napoli incuriosisce molto, adesso ha dei giocatori molto forti anche dietro la prima punta, dove non tutto il peso finirà sulle spalle di Hamsik, miglior uomo assist dell’uItimo campionato.

Se il Napoli ricomincia, la Fiorentina prosegue. Deve proseguire sull’onda di un campionato che si è acceso col calcio di Montella. Nel caso dei viola la linea è chiarissima e a tutti gli allenatori a cui è stato paragonato, per concezione, per filosofia, non per tipo di gioco, è forse il vecchio Zeman quello più vicino al giovane Vincenzo. Un anno fa la Fiorentina prendeva gol in contropiede o per difficoltà dei suoi difensori a marcare in area: se avesse pensato che questo era il vero problema, avrebbe spinto i dirigenti verso un altro tipo di campagna acquisti. Avrebbe preso anche un solo difensore marcatore. Invece Montella vuole vincere 3-2, 4-3, non 1-0. Dice Prandelli, altro iscritto al gioco d’attacco: “Se prendiamo qualche contropiede è perché giochiamo nel centrocampo dei nostri avversari”. Higuain e Gomez possono stabilire la vera distanza dalla Juve.

Il Milan, quello forte dentro, non è finito con le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva e con la partenza di Nesta e Seedorf. E’ finito qualche mese prima, con il famoso non gol di Muntari contro la Juve. Quella rete avrebbe dato probabilmente la vittoria al Milan e il secondo scudetto a fila ad Allegri e sarebbe stata tutta un’altra storia, per il tecnico e per il Milan. Che ora cerca affannosamente una via di mercato per candidarsi come anti Juve. Fissare tutto al numero dei gol di Balotelli può sembrare riduttivo, ma di sicuro è una questione interessante: quanti gol può segnare Mario al suo primo vero intero campionato di Serie A? Venti? Venticinque? Di meno o di più? La difesa è il punto debole, il centrocampo e da verificare, l’attacco è nei piedi di quel ragazzone.

Pur con tutta la buona volontà, ancora non si capisce la Roma. Non si sa cosa possa dare alla squadra il nuovo allenatore, non sconosciuto come Luis Enrique ma appartenente allo stesso schieramento dei non legati; non si sa soprattutto, a due giorni dall’inizio del campionato e a 10 dalla fine del mercato, che giocatori avrà a disposizione Garcia. Osvaldo aveva rotto, ma erano 15 gol garantiti; per Marquinhos e Lamela non si possono rifiutare 35 milioni, ma sono due dei grandi giovani del calcio europeo; e Pjanic resterà? E De Rossi? E che tipo di giocatore andrà a sostituire i partenti? Per ora e troppo nebulosa l’idea della Roma. E’ più chiara quella della Lazio, manca la spalla di Klose, ma in società non ne sembrano convinti. E nel gruppo delle nebulose c’è anche l’Inter. Festa grande per l’arrivo di Taider alla Pinetina: una volta persino Figo sembrava un acquisto normale. Il peso è tutto, o quasi tutto, sulle spalle di Mazzarri.

Il crollo di ieri sera nel preliminare di Europa League non ci condiziona. Se dovessimo puntare una lira, la metteremmo sull’usato più sicuro e splendente del campionato, una via di mezzo fra un maggiolino cabriolet e una Porsche 911: Totò Di Natale. E su un giovane: Muriel. Sono due giocatori dell’Udinese che ha il tecnico più sorprendente della Serie A, Francesco Guidolin, oltre 500 panchine in Serie A, l’unico che ha davvero in se l’idea di Sir Alex Ferguson.

Fonte: Il Corriere dello Sport

 

 

 

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