Napoli-Porto, la chiave tattica

chiave tatticaAnche se si tratta di calcio d’estate (che è sempre da prendere con le molle, almeno per ciò che concerne il risultato) è chiaro che l’immagine del nuovo Napoli oggi esce dal campo un po’ appannata dal punteggio, ma analizzando la partita si può scoprire subito che una doppia lettura tra prima e seconda frazione anche oggi. Gli azzurri partono con diverse novità la prima delle quali è il modulo, si comincia con un 4-4-2 classico, con Rafael in porta (qualche incertezza nelle uscite oggi), difesa con Zuniga, Fernandez, Gamberini, Dossena, poi a centrocampo Callejon e Mertens sugli esterni (ma oggi si sono invertiti con meno frequenza) e coppia centrale Radosevic e Dzemaili, in attacco Pandev e Calaiò.

Primo tempo La squadra azzurra è meno propositiva di ieri, l’Arsenal aveva affrontato il match a viso aperto, mentre il Porto non cerca l’affondo ma preferisce tenere palla, l’assenza di Insigne toglie agli azzurri la brillantezza di uno dei due soli giocatori già in forma campionato (l’altro è Pandev). La partita comunque vede la squadra partenopea schierata con due linee molto strette di centrocampo e difesa e gli attaccanti subito a ridosso, squadra stretta in 25 metri e primo tempo chiuso con zero tiri del Porto. In fase d’attacco Callejon è più partecipe rispetto alle ultime gare mentre Mertens che pure non ha ancora trovato la brillantezza fisica cresce alla distanza, il Napoli trova le solite verticalizzazioni con facilità, prima ottiene un calcio d’angolo sugli sviluppi del quale di testa Calaiò manda fuori da due passi, poi Pandev a tu per tu con il portiere attende troppo e manca il tiro a colpo sicuro. Il Napoli non alza il ritmo ma ogni tanto accelera come al 41’ quando da una triangolazione Pandev-Mertens-Pandev nasce il rigore che regala il vantaggio agli azzurri.

Secondo tempo  Subito due cambi, Hamsik prende il posto di Radosevic, il croato era stato senz’altro uno dei migliori della prima frazione, puntuale nel recupero palla e nel togliere spazi alla manovra portoghese, lo slovacco invece si affianca ad uno Dzemaili che oggi è apparso appannato e mai in partita, risultato dell’esperimento: la mediana perde efficacia nello schermare la difesa. Il secondo cambio è Higuain per l’evanescente Calaiò, in teoria il Napoli torna a giocare in 11 contro 11 visto che l’arciere risultava non pervenuto, eppure il Napoli si ritrova a giocare in 10 perché Dossena mette in scena una prestazione da incubo. Ad inizio frazione gli azzurri mancano un paio di ghiotte occasioni prima e dopo il pareggio del Porto, che arriva con un taglio di Ghilas e Dossena alla “prego si accomodi” che lascia aperto un varco schiacciandosi verso la linea laterale. Vantaggio del Porto, ancora Dossena in libera uscita lascia incustodita la sua fascia consentendo ad un avversario un cross forte in mezzo dalla destra e causando l’autogol di Fernandez. Terzo gol del Porto ancora con lo zampino di Dossena che invece di liberare l’area serve un pallone d’oro a Lica che non sbaglia da due passi. E’ francamente difficile giudicare la seconda frazione della squadra alla luce delle palesi responsabilità dei singoli nelle reti avversarie, è evidente che diversi elementi sono ancora indietro di condizione e che la tenuta complessiva è ancora intorno ai 60’, ma nell’opinione di chi scrive, al 4 agosto è tutto regolare (chiedere ad Antonio Conte per conferma, negli ultimi due campionati Juve sempre negativa nella pre-season per poi scattare ai blocchi in piena efficienza).

Bilancio della due giorni londinese, Rafa Benitez ha schierato la squadra con due formazioni  diverse:  4-2-3-1 ieri e 4-4-2 oggi, due moduli con interpretazione simile nell’occupazione degli spazi in campo, ma diversi nella proposizione offensiva. Ad oggi la tenuta della squadra è di circa 60-65’ e sarebbe un’operazione scorretta voler valutare la prestazione in campo sui novanta minuti di gioco; giudicando invece la squadra in relazione alla tenuta fisica si ricava un’impressione positiva del lavoro, tenuto pure conto che mancano ancora 20 giorni di allenamento e che alcuni tra gli elementi importanti (Albiol e Higuain, per dirne due) si sono aggregati solo da una settimana. Possiamo anche dire che si è manifestata l’esigenza di cedere al più presto Calaiò, Dossena e pure Fernandez che sebbene avesse più chances di conferma si è dimostrato forse un po’ svogliato in campo. Di conseguenza sono necessari gli innesti di un attaccante (magari capace di agire anche sugli esterni) e di un difensore per migliorare la capacità di contrasto aereo su cui il Napoli ha sofferto più del dovuto con avversari però ben forti.

Andrea Iovene

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