Insigne si è confermato Magnifico! Lo scugnizzo azzurro è pronto a trascinare il Napoli

lorenzo_insigneMagnifico: e dinnanzi a un televisore, smanettando per rivedersi, è stato entusiasmante riscoprire se stesso, l’Insigne di Pescara (e pure quello di Foggia), quel talento specialissimo cresciuto da Zeman a tagli e diagonali, movimenti a entrare e a uscire, poi verticalizzazione del pensiero, del pallone. Magnifico: nei movimenti, nella padronanza del fondamentale, nello sviluppo della propria idea, nella lettura del movimento altrui, nell’esecuzione del meccanismo offensivo, personalizzato attraverso quelle gocce di genialità che appartengono al codice genetico: e, dovendo scaricare adrenalina, alle due della notte, piacersi è stata una scarica d’autostima per quell’Insigne prontissimo per Benitez.

SENZA LIMITI – Due assist e un gol, poi una serie di interpretazioni libere e molte altre suggerite d’a uno spartito che va ancora memorizzato ma che comunque concede libertà, non opprime eccessivamente in coperture (qualcosa, certo, nell’allineamento a quattro del centrocampo) e comunque una concessione ampia per ondeggiare da sinistra a destra, oppure cercare in sé la giocata migliore. «Siamo partiti bene e stiamo facendo ciò che ci ha chiesto Benitez. Quest’anno faremo grandi cose». Avanti tutti, Insigne compreso, in quel modello di calcio anglo-ispanico-italiano che si racchiude nel 4-2-3-1 e che richiede adesso nuove motivazioni, perché ci si rimette in gioco, nessuno escluso: «E ce la metteremo tutta per arrivare infondo. I tifosi ci stiano vicini». Detto e già fatto, ancor prima che il messaggio partisse dal centro del campo per arrivare al cuore di quei sessantamila, che intanto s’erano prodigati in una standing ovation e allo scugnizzo avevano dedicato cori personalizzati. «Un emozione».

REVIVAL – La notte è (sempre) fatta per sognare e però, stropicciandosi gli occhi, quell’Insigne che ricama, disegna parabole deliziosamente perfide, è assolutamente reale: cinque minuti per metterla giù con il sinistro, «puntare» l’avversario, schivarne la sagoma, lasciar scivolare la palla sul destro, osservare Pandev e spingerlo allo stacco per l’1-0. Ma c’è dell’altro in quell’ora e mezza spremuti senza offrire punto di riferimento, alternandosi con Callejon sugli esterni, poi «strappando» la zona centrale al copione per andare a servire sulla corsa Zuniga, esaltato per la rete del 2-1 attraverso quella finezza ch’è capacità di palleggio sublimata persino concedendo i giri giusti alla palla. Il dischetto volante, quel 3-1 dagli undici metri, diviene (persino) dettaglio marginale, una spalmata di personalità per dimostrare che Insigne c’è ed è (Lorenzo il) Magnifico.

Fonte: Il Corriere dello Sport

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