Napoli-Galatasaray, i momenti salienti della presentazione

H1840015Alle 19,40 inizia la piccola kermesse, che non è la festa promessa per ovvi motivi. «Abbiamo delle vittime da onorare e un rispetto da portare a quei bambini che ancora lottano contro la morte»: le parole del presidente, dello speaker e del giornalista De Laurentiis trattengono il groppo in gola dei cinquantamila. Si avverte l’emozione, la tragedia dell’Irpinia è troppo vicina e troppo recente per far finta di niente.
Prende il microfono il presidente, un breve saluto e un discorsetto sobrio. «Cari napoletani, avrei voluto dedicarvi una grande festa ma è stato giusto rimandarla, la faremo il 9 agosto in occasione della partita contro il Benfica, non era il caso questa sera di mettersi a ballare e cantare».
Che abbia iniziò allora la presentazione delle maglie e della squadra. Tre saranno le divise da gioco, quella tradizionale azzurra, una gialla e una terza verde scuro quasi militare, per le partite «da battaglia». Siparietto iniziale con l’omaggio ai giocatori che hanno conquistato la qualificazione Champions e qui ci scappa la prima (prevedibilissima) sorpresa: fischi per Gargano, che a conti fatti non c’entra un bel niente con la squadra dello scorso anno e fischi (ma anche molto di più) per Zuniga. Sono attimi di grande imbarazzo, nessuno incoraggia Zuniga, i venti metri che lo dividono dallo spogliatoio alla metà campo sono una vera tortura. Lui corricchia a capo chino e ovviamente non salta al coro «chi non salta juventino è…»
Ironia del calcio e della vita, diventerà poi lui il protagonista della serata. Offeso e fischiato ai primi due tocchi di palla, osannato al terzo quando si prende il lusso di dribblare il portiere turco in uscita e infilare il 2-1. Si scatena lo stadio, i fischi diventano mezzi applausi, il colombiano si scioglie e ricambia l’affetto. Il bello arriva quando all’ennesimo invito a saltare, Zuniga balla uno, due e tre volte contro la Juve. Mentre la partita è in corso e i cori anti-juventini si alzano al cielo. Pace fatta?
Poi ecco Rafa Benitez, in maniche di camicia che continua a cercare casa. Gli piace Posillipo ma ha visitato anche alcune ville nella zona di Pozzuoli, sistemazione che gradirebbe di più vista la vicinanza con Castelvolturno.
Il San Paolo tributa la massima ovazione ad Hamsik. Un vero boato quando Marek mette piede sul prato, lui ringrazia i quattro settori dello stadio e si gode beato il momento di gloria. Gli applausi più forti sono tutti dedicati allo slovacco, ora il vero beniamino di Fuorigrotta. Che per l’occasione fa da modello alla nuova divisa simil-militare. Chiusura dedicata ad Higuain, per lui si sprecano i flash e gli incitamenti dei tifosi ma onestamente le corde dei cinquantamila non vibrano come per Marekiaro.
Higuain scambia due battute intervistato dal presidente. «Grande cittá, grande pubblico, grande stadio. È poi abbiamo una squadra fortissima, composta da ragazzi eccezionali. Mi piace Napoli, ci sono arrivato da due giorni ma qui sto alla grande». Segnalato inizialmente tra le riserve, il franco argentino (che ha chiesto il numero nove di maglia che Calaiò gli ha ceduto senza batter ciglio) vede invece la partita da bordo campo, al fianco di Reina, Gargano e Zuniga ovviamente in panchina per evitare altre contestazioni, Hamisk, Callejon (l’erede numerico di Cavani, prende la numero 7), Insigne e Pandev si beccano i primi applausi della stagione. Alla fine è un trionfo per tutti. Compreso per Rafael grande protagonista della serata con parate davvero strepitose.

Fonte: Il Mattino

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