Un ritiro sintetico…

Sono le tre di notte e con sommo dispiacere la mia terza giornata a Dimaro è finita. Probabilmente non sarà professionale dirvelo, ma qui la sera si beve allegramente in compagnia. Non pensate ad una mandria di ubriaconi molesti che ingurgita alcol di qualsiasi tipo, ma piuttosto un’accolita di tifosi, un bel misto tra giornalisti, ex ultras, gente normalissima, padri di calciatori e attuali o aspiranti lady di qualcuno. E anche qualche locale temerario. Anche se dopo l’una, la temerarietà locale prende la strada del lettuccio e ci lascia soli. Insomma, qui a Dimaro la sera si sorseggia una birretta o uno spritz e si fa tardi. Abbastanza tardi. A volte molto tardi. E alle tre di notte, quando il gruppo tuo di riferimento cede, capita che vai a letto anche tu e stai lì a dire: “Voglio dormire per non fare tardi all’allenamento di domani, ma voglio anche raccontare com’è andata oggi”. E allora, signori miei, lasciate che stasera io trovi un compromesso. E sintetizzo.

A Dimaro con gli azzurri
A Dimaro con gli azzurri

Sveglia e caffè. Barba….ah, no!Quella è un’altra cosa! Ricominciamo. Sveglia e caffè. Doppio caffè e via al campo. Allenamento. Partitelle su due campi. Novothny che viene chiamato Callejon da più persone. A lui potrebbe pure piacere, ma purtroppo non è così e qualcuno deve pur dirlo. Mertens sa tirare le punizioni. Dzemaili sa abbattere la barriera. Inler sa prendere l’incrocio dei pali e Hamsik è millimetrico nel fare sempre lo stesso errore. Armero può rivestire il doppio ruolo: coreografo e comico. Pandev, rientrando nello spogliatoio abbatte Baldari con un calcio ad un pallone e Dzemaili abbatte un uccello con un calcio ad un altro pallone che, secondo le sue intenzioni, voleva essere un regalo ai tifosi in tribuna.  Ai tifosi in tribuna conviene sperare che l’abbia fatto apposta altrimenti  son lacrime di disperazione.

Accompagniamo un amico a Trento che va via. Per lui si torna a Napoli e a lavoro e ha tutta la nostra stima e compassione. Con la promessa che l’anno prossimo o ci si prendono più ferie o ci si licenzia. Lo abbracciamo sapendo già che ci mancherà. Tanto dopo pochi minuti ci manderà messaggi per sapere come va. Si torna a Dimaro. Pisolino pomeridiano che i ragazzi ce l’hanno libero e allora anche noi. Spritz del pomeriggio, spesa, Insigne con il bimbetto e la moglie con passo frettoloso e da divo e uno uguale a Dossena che sgomma in piazza. Durante la cena, PANICO 1! Un bambino con la maglia della Juve entra nell’albergo di fronte casa nostra. Già pronte spedizioni punitive nei confronti del padre e, forse, anche del bambino. Riesce a placarci solo il fatto che ormai il bambino è rientrato in albergo e avremmo dovuto bussare a tutte le camere per scovarlo. Ci plachiamo anche con Savoldi a teatro che risponde a domande improbabili e un amico che non vede l’ora di dirgli la cosa più lucida e saggia che abbia sentito in questa serata: “Grazie perché sei stato il mio primo goal  del Napoli visto allo stadio”. Dopo aver dato un senso alla serata di Savoldi, andiamo a dare un senso alla nostra di serata e allora birretta per tutti. PANICO 2! Ci arriva una frase all’orecchio pronunciata non so da chi non so dove: “C’è un balcone con la bandiera della Juve appesa fuori!”. A quel punto la follia collettiva prende il sopravvento e si va a verificare. La bandiera c’è, è ad un secondo piano che smbra un quarto e dopo un paio di cori giusto per dare un po’ fastidio, forse, ce ne torniamo al bar con la promessa di tornare il giorno dopo e far cessare quest’affronto. Domani saprete come andrà a finire.  A noi è finita con un altro paio di giri di birra, chiacchiere su “Tu dove ti metti in curva?”, “Hai presente dove sta la bandiera di Diego e di Totò!”, “A inizio partita ti vengo a salutare”. E un incontro. Colui che ha generato un mostro di bravura, tenacia, professionalità, riconoscenza e passione per la nostra maglia. Colui che si è tatuato la Coppa Italia come ha fatto anche il figlio. In attesa di tatuarsi altro, come farò il figlio. Il papà di Hamsik è lì e noi lo ammiriamo con affetto e stima. Poi, in un attimo di lucidità, realizziamo che è anche il suocero di Gargano. Che ha generato Marek, è vero, e non lo ringrazieremo mai abbastanza per questo, ma ha generato anche qualcuno capace di sposare Gargano.

A quel punto, non possiamo far altro che ordinare un altro drink. L’ultimo prima di darci appuntamento a domani al campo e poi chiudere gli occhi su un altro giorno senza attaccante.

 

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