Emanuela Schioppo: l’attaccante tramutato in terzino

168398_1642474953985_2800645_nChi nasce a Napoli va incontro ad un destino che, con ottime probabilità, lo condannerà a plasmare vita, sogni e passioni in funzione di un pallone da calcio.

Questo, appare ormai chiaro, che accade a prescindere dal cromosoma che decreta il sesso di un individuo.

Che si tratti di un uomo o di una donna, figura ampiamente comprovato che la risultante finale sia invariata.

Lo attesta il crescente numero di quote rosa presenti sugli spalti del San Paolo, ma, ancor di più, lo certificano, con inattaccabile certezza, l’abnegazione incondizionata e la dedizione inesauribile che trasuda dalle maglie delle ragazze del Napoli Carpisa Yamamay.

Ancor più assolutistico si rivela l’attaccamento ai colori che rappresentano la squadra della loro città da parte dei calciatori del Napoli, dei due Napoli.

Emanuela Schioppo, in tal senso, rappresenta un esempio, tangibile e lampante, di quanto più coinvolgente ed inesauribile sia l’amore che lega un figlio di questa terra alla maglia che indossa ed alla quale è chiamato a conferire lustro ed onore, ogni qualvolta scende in campo, ma anche quanto siano, ormai, superate ed obsolete le convinzioni che etichettano questo sport come “maschile”.

Nata e cresciuta a Napoli, Schioppo è una napoletana come tante, una di quelle che vive ed ha sempre vissuto inseguendo un pallone pur di accondiscendere a quella passione incondizionata che predomina, sovrana ed incontrastata, dentro di lei ed è la medesima che condanna i tossicodipendenti di questo sport a condividere con esso tempo, sacrifici, speranze, lacrime, gioia, progetti e molto, molto altro ancora.

Cosa significa per una napoletana indossare la maglia del Napoli?

“Tanta roba! Io, come le altre napoletane che giocano con il Carpisa, siamo pronte a qualsiasi sacrificio, pur di indossare la maglia che rappresenta la nostra città, in campo, diamo tutto per raggiungere obiettivi importanti e conferire orgoglio alla maglia che indossiamo. Solo i napoletani che giocano con il Napoli possono capire cosa significa, non si può spiegare a parole.”

Emanuela è una di quelle donne capaci di non lasciarsi sopraffare dal timore di relegare i tacchi a spillo in un angolo, per dare lustro e visibilità agli scarpini con i tacchetti: fonte inesauribile di gioia, in quanto mezzo indispensabile ed irrinunciabile del quale avvalersi per percorrere quel cammino irreversibilmente solcato nel suo destino.

“Ho iniziato a giocare per strada, all’età di 6 anni, insieme a mio fratello ed ai suoi amici – racconta Emanuela Schioppopoi, quando avevo 16 anni, sono entrata a far parte della squadra del Napoli Carpisa Yamamay.”

Cosa ha conferito, secondo te, questo diverso modo di approcciare con questo sport al tuo modo di giocare a calcio?

“Giocando per strada e con i maschi, si imparano più cose. La scuola calcio ti insegna i fondamentali e ad affinare i tocchi, ma sono del parere che giocare per strada è la strada migliore!”

“Una certa” Emanuela Schioppo ha dichiarato che il calcio è gioia, sacrificio, dolore, sofferenza, divertimento. Cosa manca, secondo te, al vostro calcio, per poterlo definire “completo”?

“Noi ragazze giochiamo per passione. Il cuore ed i sacrifici muovono i nostri piedi e questo lo rende perfetto, anche se non circolano gli stessi soldi presenti nel calcio maschile, dico che il nostro calcio è assolutamente migliore rispetto al loro.”

Hai iniziato la tua carriera ricoprendo il ruolo di attaccante, poi sei stata spostata nel reparto difensivo. Quale senti che sia la tua collocazione ideale in campo?

“Ringrazio Mister Marino per la nuova posizione che mi ha attribuito in campo, perché nel ruolo di terzino mi sento molto sicura di me ed è una collocazione che mi porta a dare sempre il massimo. Non nascondo che mi mancano il gol e le emozioni che provavo nell’aria di rigore avversaria, ma mi trovo molto bene nel ricoprire questo nuovo ruolo.”

Quali sono i tuoi sogni e progetti professionali e personali per il futuro?

“Fare sempre meglio con la squadra e vincere qualcosa di importante, mentre per me sogno la convocazione in Nazionale, anche se so che, affinché arrivi, è necessario lavorare duramente e continuare a divorare sacrifici, quindi, in attesa che questo sogno si realizzi, mi godo i bei momenti che sto vivendo con la squadra. Spero che confermeremo l’annata dello scorso anno, disputando un buon Campionato che possa portarci a puntare ai vertici alti della classifica, quindi auspicare allo scudetto piuttosto che ad un piazzamento utile per accaparrarci la qualificazione Champions. Dal punto di vista personale, al momento sono iscritta al secondo anno della facoltà di Scienze Motorie e spero di conseguire la laurea il prima possibile, per poi trovare una collocazione lavorativa in questo stesso ambito.”

Pulita, acerba ed immacolata sincerità, non ancora irrigidita, svilita ed inasprita dalle delusioni e dalle beffarde vicissitudini della vita.

Schioppo, senza dubbio, rappresenta una delle testimonianze più limpide e genuine del calcio di casa nostra.

Qualche tempo fa, hai scritto una lettera molto accorata, nell’ambito della quale hai sviscerato un appello ai tifosi, per indurli ad incrementare il loro interesse verso il calcio femminile. Cosa senti di voler dire agli amanti di questo sport che ancora non vi seguono?

“Mi auguro che un maggior numero di appassionati possano avvicinarsi alla nostra realtà, perché spesso accade che mi ritrovo a parlare con persone ignare perfino dell’esistenza del calcio femminile che mi fanno domande per me inaccettabili, del tipo: “Le regole sono le stesse del maschile?”, “Anche voi giocate 11 contro 11?” E questo lascia intuire quanti e quali pregiudizi affiancano il nostro calcio. Quindi, spero che potremmo andare incontro a più notorietà, coinvolgimento e visibilità. Le persone devono sapere che il calcio femminile esiste e che è capace di regalare emozioni anche più belle di quello maschile.”

Luciana Esposito

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